Agrivoltaico in Italia tra innovazione e sfide

Opportunità e criticità normative per integrare energia rinnovabile ed agricoltura di qualità verso un futuro sostenibile ed energeticamente indipendente

Secondo il Joint Research Centre della Commissione Europea, basterebbe destinare all’agrivoltaico l’1,06% della superficie agricola utilizzata (SAU) dell’Unione Europea per raggiungere una capacità fotovoltaica installata di quasi 944 GW entro il 2030, quasi il doppio dell’obiettivo di 590 GW fissato dichiara Filippo Girardi, Presidente di ANIE Confindustria nel corso del convegno promosso da Anie Confindustria: “La giornata dell’agrivoltaico: l’impatto del DLGS Testo Unico FER e del DL Ambiente”. L’evento si è svolto ieri, 28 novembre, a Roma. Un incontro dedicato a valutare costi e benefici dell’agrivoltaico ma anche le criticità normative.

I vantaggi dell’agrivoltaico

L’Italia si distingue come uno dei Paesi più preparati a sfruttare questa tecnologia. Nel 2023, l’agrivoltaico è stato il settore con la crescita più significativa, raggiungendo progetti per quasi 16 GW. A settembre 2024, il bando del PNRR per finanziare impianti agrivoltaici ha registrato un notevole interesse, con oltre 920 milioni di euro richiesti e 643 progetti presentati, per una capacità complessiva di oltre 1,7 GW. Il nostro Paese vanta un enorme potenziale in questo campo, grazie alla combinazione di risorse naturali, politiche di sostenibilità, tecnologie avanzate e un settore agricolo solido e diversificato.

Secondo un’analisi di Althesys, l’Italia potrebbe raggiungere circa 22 GW di capacità installata entro il 2030, pari al 58% degli impianti a terra previsti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC). Per realizzare tale obiettivo, sarebbe necessario destinare circa 40.000 ettari di terreno agricolo agli impianti agrivoltaici, una superficie che corrisponde appena all’1% dell’intera area agricola nazionale. “L’agrivoltaico non è solo un tema, ma una sfida peculiare che coinvolge profondamente il nostro Paese, le nostre imprese ed i nostri territori” ha dichiarato Andrea Cristini, presidente di ANIE Rinnovabili. “Lavoriamo affinché le fonti energetiche rinnovabili si integrino pienamente nel sistema energetico italiano e si concretizzi la possibilità di un Made in Italy anche in ambito agrivoltaico.

Le criticità normative da superare

Sebbene l’agrivoltaico sia fondamentale, e venga promosso a livello europeo, nel nostro Paese esistono numerosi ostacoli alla sua diffusione, a partire da una regolamentazione complessa che regola l’uso del suolo per la produzione di energia. Manca una definizione normativa chiara di cosa si intenda per “impianto agrivoltaico e le normative locali possono limitare l’installazione di impianti fotovoltaici su terreni agricoli, soprattutto se vengono considerati come “cambi di destinazione d’uso”, il che richiede procedure burocratiche lunghe e costose. “L’agrivoltaico non è una sottospecie del fotovoltaico – spiega Cristina Martorano di Legance – ma è una cosa diversa, anche dal punto di vista tecnologico, per cui va normato in modo differente. Sia nel Decreto Ambiente che nel Testo Unico FER manca una definizione chiara e valida in tutta Italia.Si lascia alle regioni il potere di normare e si fa riferimento al Decreto agricoltura che però non è chiaro cosa prevede”.

La posizione del MASAF

La compatibilità con le politiche agricole è un altro aspetto che può limitarne lo sviluppo. Emilio Gatto, direttore generale MASAF nel suo intervento ha sottolineato come lagrivoltaico sia “uno strumento utile al raggiungimento dell’obiettivo di decarbonizzazione entro il 2050, soprattutto dal punto di vista imprenditoriale perché può contribuire ad una riduzione dei costi e da promuovere una maggiore competitività delle aziende agricole”.

La riduzione di consumo di suolo è uno dei punti di forza della tecnologia. “L’agricoltura italiana riesce a competere sui mercati internazionali grazie a prodotti di qualità, per cui l’uso del suolo è fondamentale. L’agrivoltaico, negli sviluppi che ci aspettiamo nei prossimi anni, è uno strumento di grande interesse sui cui investire e ne abbiamo un esempio importante con il parco agrisolare previsto dal PNRR. In questo ambito abbiamo finanziato oltre 19.000 aziende con 1.9 miliardi di euro”.

Il quadro legislativo è complesso ma manca anche un confronto e dialogo tra i due settori coinvolti, quello fotovoltaico e agricolo, che sembrano avere posizioni distanti. Non esiste una configurazione migliore di altre. La scelta dell’impianto ottimale dipende dalle tipologie di colture previste dal piano agronomico e richiede un percorso integrato di coprogettazione tra aspetti agronomici e fotovoltaici. Rispetto alla definizione di parametri adeguati a misurare la resa agricola, in presenza di un impianto agrivoltaico, giocheranno un ruolo centrale la ricerca e lo sviluppo, con studi multidisciplinari volti a considerare simultaneamente gli aspetti energetici, la produttività delle colture e la tutela della biodiversità.


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Giornalista ed addetta stampa freelance, si occupa della comunicazione di diversi progetti europei per la conservazione della biodiversità e degli ecosistemi marini. Laureata in Scienze della comunicazione, ha frequentato un master in comunicazione ambientale per la professione giornalistica e la divulgazione socio-istituzionale. Lavora come redattrice e web editor scrivendo articoli su ambiente, mobilità sostenibile, fonti energetiche alternative e green economy.