Sono 133.692 le nuove autovetture immatricolate nel mese di gennaio 2024, a fronte delle 142.010 iscrizioni nello stesso mese dello scorso anno, il che equivale a una riduzione percentuale di 5,86%. Questi, in sintesi, i numeri divulgati dal Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili il 3 febbraio scorso, contestualmente all’uscita del rapporto Centro Studi Promotor, un’inchiesta sulla congiuntura mensile del mercato auto.
Dati in controtendenza, invece, per i trasferimenti di proprietà, che sono stati 474.480 a fronte di 459.360 passaggi registrati a gennaio 2024, con un aumento del 3,29%. Il volume globale delle vendite mensili, pari a 608.172, ha interessato per il 21,98% vetture nuove e per l’78,02% vetture usate. Le nuove immatricolazioni provengono dai dati dell’Archivio Nazionale Veicoli, mentre i dati sui trasferimenti di proprietà si basano sulle certificazioni della Motorizzazione.
Tra la Top10 dei modelli immatricolati a gennaio 2025 in base alla denominazione commerciale, figurano sul podio la Fiat Panda con 13.350 immatricolazioni, la Dacia Sandero con 5.574 immatricolazioni e la Chrysler Avenger con 4.681. Seguono Dacia Duster, Citroen C3, Peugeot 208, Toyota Yaris, Toyota Yaris Cross, MG ZS, Opel Corsa e le altre.

Per farsi un’idea del quadro generale relativo al settore, basti guardare ai numeri degli anni passati: il calo percentuale rispetto al 2019, cioè periodo pre-pandemia, è del -19,1%. “La possibilità di ritornare in tempi ragionevoli ai livelli ante-crisi è infatti assolutamente remota per non dire della possibilità di ritornare ai livelli dell’inizio del secolo”, si legge nel comunicato del Centro Studi Promotor. E in effetti siamo lontani dai livelli pre-crisi 2008, che hanno visto picchi di 272.126 immatricolazioni nel gennaio 2001.
Una mobilità elettrica in salita
L’inchiesta congiunturale condotta a dicembre dallo stesso Centro ha raccolto le indicazioni dei concessionari auto circa i fattori che ostacolano la diffusione delle auto elettriche in Italia, maglia nera nel 2024 tra i paesi UE, con una percentuale di immatricolazioni pari al 4.2%.
Non stupisce che tra i motivi principali per cui l’Italia è ancora indietro nella transizione verso la mobilità elettrica si annoveri l’elevato costo dei veicoli elettrici, seguito dall’inadeguatezza dei punti di ricarica e la scarsa autonomia delle auto elettriche.

Si aggiunga a questo il fatto che la transizione verso l’elettrico non sembra avere vita facile. La Manovra 2025 ha eliminato gli incentivi statali in precedenza previsti per l’acquisto di veicoli elettrici: se in precedenza gli ecobonus erano mirati al consumatore, adesso gli incentivi mirano a sostenere le aziende di settore con progetti di sviluppo. C’è da dire, però, che i frutti del Pnrr sulla realizzazione di stazioni di ricarica si comincino a vedere: la società Electra ha in progetto per il 2025 di realizzare 700 punti di ricarica ultraveloce in diverse aree del paese con l’ottica, appunto, di accelerare la mobilità green.
Abbiamo raggiunto Gian Primo Quagliano, presidente del Centro Studi Promotor, che ha dichiarato: “Va segnalato che la posizione dell’Italia sulla transizione energetica acquista consensi tra gli altri paesi dell’Unione Europea. Anche per le pressioni dell’Italia, è stato finalmente stabilito che in marzo si aprirà un confronto sulla transizione energetica, che potrebbe portare a posizioni meno intransigenti. Posizioni comunque lontane da quello che succede e succederà al di fuori dell’Unione. In particolare, negli Stati Uniti, dove la politica del presidente Trump non pare certo orientata a tenere conto delle preoccupazioni degli ambientalisti”.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.