L’interesse degli italiani nei confronti delle questioni ESG è in crescita: circa otto cittadini su dieci si sentono coinvolti. E le opinioni hanno un impatto sui comportamenti: l’alimentazione (71% dei rispondenti), lo shopping (69%), le modalità di viaggio e le intenzioni di voto (62%).
Tuttavia, c’è un crescente pessimismo nei riguardi delle aziende e delle istituzioni: più di sei persone su dieci hanno una percezione negativa della direzione intrapresa dal Paese in termini di sostenibilità. È quanto emerge dalla terza edizione della ricerca internazionale ESG Monitor di SEC Newgate, gruppo globale di comunicazione strategica e advocacy.
Le priorità per istituzioni e imprese
Sul fronte delle istituzioni, gli italiani ritengono che le priorità da affrontare siano un’assistenza sanitaria di qualità e a prezzi accessibili (38%), il miglioramento delle retribuzioni e delle condizioni dei lavoratori (30%) e la necessità di limitare la pressione del costo della vita (27%).
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Il 72% concorda poi sul fatto che le aziende dovrebbero affrontare in primis i temi rilevanti per i loro dipendenti e clienti, e comunicare in modo più trasparente i risultati del loro impegno in ambito ESG a consumatori e investitori.
Stop al greenwashing in ambito ESG
“Rispetto a quanto rilevato nella scorsa edizione dell’ESG Monitor, quest’anno notiamo una decisa ripresa dell’interesse degli italiani rispetto ai temi in questione. Si tratta di una conferma dell’importanza della sostenibilità nell’agenda della comunità italiana, dopo il calo di interesse dell’anno scorso per effetto della guerra in Ucraina e dell’aumento del costo della vita”, commenta Fiorenzo Tagliabue, Group CEO di SEC Newgate.
“Istituzioni e imprese sono perciò chiamate a impegnarsi in maniera decisa su questi temi, dimostrando di essere in grado di ottenere risultati positivi a livello ambientale e sociale attraverso le proprie iniziative ed evitando, di conseguenza, fenomeni di greenwashing che incidono negativamente sulla reputazione”.
Le percezioni degli altri Paesi
A livello mondiale, il bilancio tra percezione positiva e negativa rispetto alla direzione intrapresa dal proprio Paese in termini di sostenibilità è più equilibrato rispetto alla situazione italiana (49% vs 51%), mentre la quota di persone interessate alle questioni ESG è più bassa, pari al 67%. La Gen Y è risultata significativamente più attenta rispetto alle altre (72% vs 65%). Tale attenzione si ripercuote sui comportamenti dei Millennials e sul modo in cui valutano le aziende in materia di ESG, in particolare quando prendono decisioni sul lavoro (58%) o quando effettuano investimenti (57%).
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“I consumatori si aspettano un’autentica responsabilità sociale da parte delle imprese, chiamate ad analizzare attentamente il proprio impatto sulle persone e sul pianeta e a concentrarsi, a livello di comunicazione, sulle azioni ESG che contano di più per i consumatori. Devono anche scegliere temi su cui hanno credibilità per parlare. Le persone vivono una vita frenetica e può essere una sfida riuscire a farsi capire e a essere credibili. La nostra ricerca mostra che c’è una strada da percorrere”, conclude Sue Vercoe, Managing Director di SEC Newgate Research e Partner di SEC Newgate Australia.
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