Una lunga evoluzione normativa ha permesso di definire i criteri di riferimento per la scelta dei sistemi di scarico fumi per caldaie.
I sistemi di scarico per i fumi delle caldaie hanno subito nel corso degli anni una profonda evoluzione legata non solo alle recenti disposizioni normative, ma anche alle nuove politiche in materia di tutela ambientale. Le temperature ancora miti e il protrarsi delle scadenze per gli Ecobonus possono rappresentare due validi incentivi per attuare degli interventi mirati a migliorare la resa energetica del proprio immobile. Tuttavia, trattandosi di lavori molto lunghi e complessi non c’è da stupirsi se la ristrutturazione di un edificio sia connessa alla sottoscrizione di finanziamento. Gli esperti consigliano in questi casi di investire, dal momento che lo sforzo economico iniziale sarà poi ricompensato da un risparmio duraturo sui costi energetici.
Tra gli interventi di ristrutturazione più ricorrenti nei mesi che precedono l’inizio della stagione invernale risultano l’adeguamento e, in alcuni casi, il rinnovo totale dei sistemi di scarico fumi delle caldaie. Tra le modalità più diffuse tra gli edifici ad uso civile rientrano quella di espulsione orizzontale, ovvero attraverso un tubo che collocato poco al di sopra della caldaia raggiunge l’esterno attraverso un foro praticato sulla parete, e i sistemi di scarico dei fumi a tetto. Il riferimento legislativo più importante è stato il D.P.R. 412 del 2003, aggiornato più volte nel corso del decennio in cui ha avuto validità, ovvero dal 2003 fino alla fine del 2012.
Il D.P.R permetteva lo scarico dei fumi in orizzontale solo in alcuni casi, come: la sostituzione di una caldaia esistente con scarico orizzontale a parete, l’installazione di una nuova caldaia in un edificio privo di impianto termico e la ristrutturazione di un impianto termico autonomo. In tutti gli altri casi di installazione di una nuova caldaia era d’obbligo lo scarico dei fumi a tetto, anche nei casi in cui la distanza tra caldaia e tetto era considerevole.
Sistemi di scarico fumi caldaie: quali sono le soluzioni possibili?
Sorvolando sulla lunga trafila burocratica e normativa, diremo che i sistemi di scarico fumi caldaie attualmente autorizzati sono tre:
- lo scarico a parete: permette di scaricare i fumi subito al di sopra della caldaia, ove possibile, oppure in prossimità di essa, attraverso un foro nella parete;
- lo scarico a tetto: grazie ad un tubo di scarico i fumi arrivano sino a sopra il tetto dell’immobile in cui la caldaia viene installata;
- la canna fumaria: prevede lo scarico in una canna fumaria che accoglie i fumi di più dispositivi, come può ad esempio succedere in un condominio, portandoli fino al tetto dell’immobile.
La possibilità di adottare una particolare soluzione dipende delle disposizioni indicate nella legge n. 90/2013, entrata in vigore il 4 agosto 2013, che introduce tre importanti variazioni rispetto alla normativa precedente:
1 – l’obbligo di scaricare a tetto è esteso anche agli edifici costituiti anche da una singola unità immobiliare e non solo ai condomini;
2 – anche per le caldaie a condensazione è previsto lo scarico a parete, ma in relazione alla valutazione di alcuni specifici parametri o condizioni dell’immobile, tutti certificati da una dichiarazione di un esperto, come ad esempio per gli edifici storici in cui lo scarico a tetto risulta incompatibile la struttura;
3- è stato abolito l’obbligo di installare una caldaia a condensazione, anche se il Ministero delle Attività Produttive specifica i requisiti minimi per il rendimento della caldaia. Un aspetto che tende però ad orientare la scelta dei consumatori verso le caldaie a condensazione, in grado di garantire un maggior rendimento energetico.
Per gli edifici in cui è già presente una canna fumaria collettiva, la possibilità di usarla per scaricare i fumi di una caldaia a condensazione è possibile solo se il materiale con cui è stata realizzata è più resistente e, quindi, in grado di sopportare il livello di corrosività dei fumi di condensazione. Per adattare una canna fumaria di vecchio tipo occorre rivestire la parte interna con del materiale plastico, come ad esempio del PVC, un’operazione non complessa ma eseguibile solo da personale tecnico qualificato.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.