I rincari nel settore energetico rappresentano il primo shock economico legato alla transizione energetica? Per la filiera nazionale dei carburanti la risposta è affermativa e abbraccia le possibili ripercussioni che la riconversione green avrà sull’intera filiera. Assopetroli-Assoenergia ha fatto il punto della situazione all’assemblea generale “Neutralità carbonica: qual è il prezzo per l’Italia?” che si è svolta il 20 ottobre.
Target climatici: opportunità o minaccia per il settore carburanti?
I possibili contraccolpi al comparto si inquadrano nelle sfide legate alla decarbonizzazione a livello globale, osservate da una prospettiva geopolitica, economica e sociale. Senza dimenticare le implicazioni tecnologiche, gli impatti normativi e fiscali alla luce del Green deal europeo.
La proposta avanzata al Governo dall’assemblea è quella di dare prospettiva all’intera filiera, in virtù del suo ruolo ancora preponderante nello scenario energetico. Per il comparto carburanti e automotive, la transizione green non dovrebbe limitarsi al supporto economico di una cerchia ristretta di fonti e tecnologie prevedendo la messa al bando di altre. Questa considerazione vale soprattutto per la mobilità e i trasporti. Il cambio di passo, invocato dall’associazione, si avrà solo se l’innovazione tecnologia verrà stimolata in modo neutrale e concorrenziale, anche alla luce di una rinegoziazione del pacchetto Fit for 55.
Gava (Mite): “Nessuna forma di repressione”
Da parte del Governo c’è disponibilità al dialogo, alle strategie condivise e a una transizione “accompagnata”. È questo il percorso prospettato da Vannia Gava, sottosegretaria al ministero della Transizione ecologica, facendo leva sulla richiesta di inserire nella prossima legge di bilancio un fondo per sostenere il processo di decarbonizzazione del sistema industriale italiano.
Annunciato dal ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, il fondo verrebbe gestito dal Mite insieme al Mise: “Abbiamo il 56% del parco auto al di sotto della categoria Euro 4. Aiutiamo l’industria italiana a svecchiarsi e nel frattempo puntiamo sulle riconversioni. La forma giusta di collaborazione deve essere quella che ci aiuterà a raggiungere i target europei senza nessuna forma di repressione”, ha assicurato Gava.
Assopetroli-Assoenergia: “Serve un cambio di paradigma”
Il nuovo piano Fit for 55 dell’UE su clima e energia sarebbe una forzatura all’elettrificazione, secondo il punto di vista dell’assemblea. Alla politica si chiede un cambio di paradigma, in particolare nella tassazione dell’energia parametrata sui dati emissivi dei prodotti anziché sul volume. Invece di puntare al taglio dei sussidi ambientalmente dannosi (Sid) si dovrebbero prevedere misure per la defiscalizzazione dei carburanti a basso impatto ambientale.
Andrea Rossetti, presidente di Assopetroli-Assoenergia ne è convinto: “Il caro energia ripropone le difficoltà di intervenire sull’abbattimento dei Sid”. Nel suo intervento, ha giudicato controversa la tassazione di carburanti tradizionali e biocarburanti che attualmente sono sottoposti al medesimo regime (Iva e accise). Si tratterebbe di un sistema anacronistico incapace di stimolare l’innovazione e la competizione tra le migliori tecnologie. La richiesta dell’associazione è quella di agire sulla leva redistributiva per calmierare il prezzo dei carburanti.
In merito alla transizione energetica, Rossetti ha affermato: “La riconversione industriale si può fare solo se ci sono indicazioni affidabili sullo scenario da perseguire e traguardare”.
La tappa intermedia alla decarbonizzazione dovrebbe puntare di più alla cattura della CO2 dall’atmosfera con una strategia ragionata, senza sacrificare il petrolio. Lo ha affermato Enrico Mariutti, presidente dell’Istituto alti studi in geopolitica e scienze ausiliarie, nel rilanciare le stime della Net zero challenge dell’International atomic energy agency (Iaea). L’agenzia ha quantificato le ripercussioni sui Paesi produttori per mancate rendite da petrolio e gas (escludendo l’economia del carbone) in 1.000 dollari di reddito pro capite nel prossimo decennio. Secondo l’analisi di Mariutti, a raccoglierne i vantaggi sarebbe la Cina che molto sta investendo nella tecnologia fotovoltaica. Stando ai dati riportati, nei wafer in silicio deterrebbe il 91% della produzione mondiale.
La voce del comparto automotive
Gli italiani spenderebbero ben 60 miliardi di euro all’anno per l’utilizzo dell’auto. Lo ha riferito Fabrizia Vigo, in rappresentanza dell’Associazione nazionale filiera industria automobilistica (Anfia), nel presentare la fotografia del mercato delle autovetture in Italia.
Per Anfia gli effetti economici degli incentivi sull’intera filiera non sarebbero altrettanto visibili quanto nei numeri delle nuove immatricolazioni. L’associazione ha presentato un focus sulle misure di incentivazione nella legge di Bilancio 2021, quantificando i benefici estesi a produttori di autoveicoli, allestitori e imprese della componentistica.
L’associazione di rappresentanza della filiera automobilistica ha dunque chiesto un rifinanziamento a sostegno del mercato e un piano concreto di politica industriale per affrontare la transizione ecologica e produttiva del comparto automotive.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.