Non pensare al povero energetico unicamente come indigente ma tenere conto dei molteplici fattori che stanno alla base del fenomeno e lo rappresentano. Omologare i parametri di ricerca delle indagini sul tema. Incrementare la fiducia del consumatore nei venditori ed evitare che si vergogni nel palesare la propria condizione. Identificare soluzioni di lungo periodo, calate sul territorio, che puntino sull’efficientamento del patrimonio edilizio e sulla conseguente riduzione dell’incidenza sulla sanità pubblica.
Sono alcuni degli spunti emersi nel corso della tavola rotonda “Proposte, strumenti e opportunità per combattere la povertà energetica” svoltasi nel corso dell’evento “Luce sulla povertà energetica” (Roma, 6 marzo 2019) promosso da Canale Energia con il sostegno di Adiconsum.
Il video integrale della tavola rotonda
Negli ultimi anni diversi gli studi, di stampo italiano ed europeo, hanno cercato di far luce sul fenomeno, di individuare le caratteristiche e le specificità del fenomeno provando a offrire gli strumenti utili per affrontarlo e risolverlo. Studi e informazioni slegati tra loro che, anche con l’evento di informazione promosso stamane, si sta provando a mettere a sistema per stimolare il confronto tra professionisti del settore, portatori d’interesse e utenti finali.
A livello europeo mancano le “buone basi per la programmazione”, ha evidenziato Dario Noschese di Progeu, intervenuto nel corso della tavola rotonda. Perché si crei questo sostrato “la PA dovrebbe garantire il contesto”, “le imprese dovrebbero investire” e il “terzo settore dovrebbe uscire dalla logica assistenziale e iniziare a fare informazione”. In Piemonte, ha evidenziato Noschese, ci sono degli esempi di “comunità energetica” che possono stimolare il ruolo sempre più attivo dei consumatori e la loro conversione a prosumer.
Perché ciò avvenga occorre abbattere l’analfabetismo funzionale che riguarda gran parte della popolazione italiana e che impedisce anche solo la lettura della bolletta. A supporto, un intermediario può aiutare a individuare sistemi a sostegno dell’indigente energetico, come evidenziato da Marina Varvesi di Aisfor: “Con il progetto Assist, follow up di Smart Up, puntiamo a fare formazione su diverse figure, non solo all’operatore sociale, e a orientare diversi profili occupazionali”. Il progetto si rivolgerà anche ai “Comuni e agli operatori sanitari” e si rivolgerà a “professionisti che già operano nel settore”.
Quale miglior organo, se non l’Università, per formare queste figure e iniettare il virus delle buone pratiche? Livio de Santoli, dell’Università La Sapienza di Roma, ha indicato nell’efficientamento energetico degli edifici una soluzione di lungo respiro al fenomeno, visto e considerato che spesso, per la vetustà del patrimonio immobiliare in cui risiedono senza esserne proprietari, sono i poveri energetici a spendere di più per le bollette.
Superare la mera logica del bonus energia, strumento utile ma poco conosciuto e spesso poco usato, è stato il leitmotiv della mattinata ed è stato ripreso anche da De Santoli che ha proposto la somministrazione di “tributi di scopo”, più in generale, per la protezione dell’ambiente (guarda l’intervista video che segue). A fargli eco Pierpaola Pietrantozzi di Adiconsum che ha avanzato l’urgenza di una “rivisitazione degli oneri di sistema”, portando parte di questi oneri nella fiscalità generale, e della “costituzione di un fondo specifico per i poveri energetici”.
La presentazione di Marina Varvesi di Aisfor.
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