La crisi climatica e le politiche per contrastarla stanno generando nuovi rischi sociali che espongono soprattutto la popolazione più vulnerabile. Lo afferma il Forum Disuguaglianze e Diversità che, per contrastare efficacemente la povertà energetica, ha presentato la proposta di un rinnovamento del welfare, costruito mettendo al centro “i luoghi di vita intesi come spazi di possibilità per concretizzare una transizione energetica capace di rispondere ai bisogni delle persone” evidenzia la nota stampa.
Una nuova frontiera di giustizia sociale immaginata, da un lato, a partire da quanto emerso da due anni di ricerca e azione a livello locale realizzato insieme alla fondazione Basso, e dall’altro raccogliendo la competenza in campo sociale e ambientale di alcune organizzazioni, tra cui Caritas, CittadinanzAttiva, Ecco, Legambiente, Kyoto Club, che hanno allargato lo sguardo alla politica nazionale ed europea e contribuito alla stesura del documento.
Contrasto alla povertà energetica significa rinnovare il welfare
Le proposte partono dalla necessità di incentrare ogni strategia per trasformare il contrasto alla povertà energetica, “ad oggi basato solo su interventi di tipo redistributivo, in un sostanziale rinnovamento del welfare”. Le misure avanzate nel documento si rifanno a tre ambiti:
- sostegno al reddito, affinché le persone abbiano la possibilità economica di fare scelte in campo energetico: rientrano misure per il Bonus sociale elettricità e gas; l’estensione dell’automatismo anche per il disagio fisico; l’introduzione delle caratteristiche climatiche dei territori tra i criteri per l’assegnazione e di meccanismi di maggiore tutela nel contesto del mercato libero.
- disponibilità di incentivi per soluzioni tecniche e tecnologiche, istituendo un piano nazionale con misure volte a facilitare l’accesso alle famiglie vulnerabili: cessione del credito per chi non ha la capienza fiscale sufficiente ad assorbire l’importo incentivato; integrazione delle politiche sugli edifici con interventi a scala di comunità e di quartiere; concentrazione delle risorse sull’edilizia residenziale pubblica, ristrutturando anche gli strumenti già in essere, come il Conto termico (per il quale si propone, ad esempio, di portare al 100% i rimborsi per alcune categorie come il patrimonio edilizio pubblico).
- creazione di infrastrutture sociali: i provvedimenti relativi alle comunità energetiche rinnovabili devono andare nella direzione di un “coinvolgimento consapevole degli attori sociali fragili e della costruzione di legami di solidarietà che vanno oltre una dimensione puramente utilitaristica”; la proposta di dare un ruolo maggiore ai sindaci e alla società civile organizzata nell’ambito del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc), fondamentale per fronteggiare eventi estremi come le alluvioni, “nella consapevolezza, oggi totalmente assente dal Piano, della funzione delle infrastrutture sociali e della qualificazione delle relazioni di prossimità che incrementano le capacità di una comunità di prepararsi e di saper rispondere agli impatti climatici attuali e futuri”.
Accesso all’energia rinnovabile come diritto di cittadinanza
Secondo il documento presentato dal Forum Disuguaglianze e Diversità, la funzione del welfare va quindi riletta in una prospettiva eco-sociale, con particolare attenzione alla questione dell’accesso all’energia: “Con l’emersione di una consapevolezza: per il successo della transizione energetica la fonte dalla quale si produce energia non è più indifferente così come l’efficienza con la quale viene consumata” sottolinea la nota stampa.
L’obiettivo, dunque, è quello di arrivare alla definizione di un welfare energetico locale che “riconosca l’accesso all’energia rinnovabile e all’efficientamento energetico dei consumi come diritto di cittadinanza e il protagonismo delle persone nella transizione come diritto sociale e istanza di partecipazione democratica”. Il welfare energetico analizzato dal documento rappresenta quindi il primo tassello di un più generale welfare climatico che tocca molti altri ambiti coinvolti dalla crisi climatica quali la mobilità, la salute, il lavoro, la messa in sicurezza del territorio “nella convinzione che le politiche ambientali, se non incorporano la dimensione sociale, possono avere impatti iniqui che accrescono le disuguaglianze”.
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