La povertà energetica limita non solo la fruizione di un servizio essenziale come l’energia ma anche la vita sociale. Chi vive in povertà energetica tende a soffrire di più di solitudine mentale e organizzativa. Cresce anche la solitudine e l’angoscia del superare o almeno di limitare questo disagio che tocca le donne. Un fenomeno ricordiamo quello della povertà energetica che attenta alla salute delle persone con un costo che paghiamo tutti sia sul piano climatico che su quello sanitario.
Su questi temi si è concentrato il progetto quadriennale EmpowerMed, finanziato con il programma Horizon2020 della Commissione Europea, che ha coinvolto: Italia, Francia, Spagna, Slovenia, Croazia, Germania, Albania.
Dall’esperienza nel progetto sono emerse venticinque linee guida che sono suddivise in tre aree di azione: povertà energetica e politiche di genere; povertà energetica e salute e povertà energetica in estate. In Italia il pilota è stato svolto a Padova .
Canale Energia ha raggiunto Laura Bano e Rose Ortolani project manager di SOGESCA, società di ingegneria per lo sviluppo sostenibile con sede a Rubano (Padova) che ha condotto il pilota italiano “Le raccomandazioni non guardano solo all’aspetto del costo energetico“ sottolinea, “ma anche a politiche di genere. Lo abbiamo fatto per consentire ai territori di trovare anche nuovi spunti su cui agire per arginare questo fenomeno, accedendo a differenti fondi. Ad esempio attuando politiche sul territorio atte a combattere la povertà energetica nello sviluppo del lavoro femminile e politiche per la tutela della salute della popolazione più fragile”.
“Nel progetto abbiamo svolto sia un ruolo tecnico con visite domiciliari alle famiglie sia assemblee collettive. Il tutto per raccogliere input che stiamo portando all’attenzione del Parlamento europeo e dei policy maker italiani” interviene la dott.sa Bano. “Stiamo ragionando su una fase due declinabile in altre aree di Italia“ conclude.
Come si è svolto EmpowerMed
Il pilota italiano a Padova lavora su tre target di poveri energetici:
- anziani sopra i 75 anni;
- percettori di sussidio per il pagamento delle bollette
- genitori single con figli a carico.
“Abbiamo agito insieme a delle comunità locali che lavorano sul territorio. Siamo stati aiutati dal dipartimento dei servizi sociali di Padova” spiega l’ing.Ortolani. “Abbiamo formato cinque cooperative sia come approccio alla popolazione vulnerabile sia dal punto di vista tecnico, per renderli abili a eseguire un audit energetico delle abitazioni“.
Tra i temi affrontati con le famiglie:
la lettura delle bollette, strumenti per difendersi dal marketing aggressivo, come scegliere il giusto contratto e quali soluzioni a poter attuare in casa per difendersi dal caro bollette sia estivo che invernale senza necessariamente attuare grandi investimenti economici.
Nel corso dell’incontro con le famiglie è anche stato fornito un kit con: una ciabatta con interruttore, una lampadina efficiente; un riduttore di flusso per l’acqua, un pannello da mettere dietro ai termosifoni per non irradiare calore all’esterno e un vademecum con delle regole semplici.
“A seconda della situazione sono stati anche dati alcuni consigli. Come ad esempio ombreggiare le stanze a sud o mettere guarnizioni alle finestre. Utilizzare delle piante per l’ombra. In generale sono state fornite soluzioni per poter ridurre i consumi in casa, senza grosse implementazioni tecnologiche, non affrontabili dalle realtà coinvolte“ continua l’ing.Ortolani.
L’importanza di condividere il disagio di povertà energetica e salute mentale
A questa prima fase di formazione hanno fatto seguito delle assemblee collettive. “Abbiamo cercato di creare dei gruppi in cui le persone potevano esprimere delle preoccupazioni e insieme avere supporto mentale e organizzativo. Effettuando una correlazione tra salute mentale ed energetica, abbiamo cercato di far superare quel senso di abbandono che la persona in povertà energetica subisce. Questo perché ci si sente in difetto, magari anche ad avere una partecipazione sociale. Per farlo abbiamo coinvolto psicologi che aiutassero ad affrontare questo senso di sofferenza, agendo su tutto ciò che non sia l’aspetto clinico.
Inoltre abbiamo preparato un training anche per i medici generali, in quanto non sono sempre in grado di ricondurre alcune malattie o malesseri alla povertà energetica, essendo un fenomeno non da tutti conosciuto” conclude l’ing. Rose Ortolani.
Continua la dott.ssa Laura Bano “Ci siamo concentrate con un focus specifico sulle donne. Sono loro le più colpite dalla povertà energetica e dai suoi aspetti psicologici. Uno degli elementi importanti di cui abbiamo avuto riscontro, e che abbiamo cercato di evidenziare, è che le persone non si sentano sole”. Uno sforzo che ha dato un importante riscontro. Sono state diverse le donne che hanno dimostrato interesse a gestire la bolletta e la casa. “Circa il 60% dei partecipanti alle attività di progetto sono state donne” sottolinea la dott.ssa Bano.
Cosa imparare dagli altri paesi coinvolti nel progetto
“Abbiamo riscontrato diverse assonanze nei target e nel modo di manifestarsi del fenomeno della povertà energetica nei diversi paesi coinvolti. Abbiamo anche visto, lavorando con la Francia o la Spagna che lì c’è maggiore dialogo sociale e sostegno tra le persone. Sono culturalmente abituati a parlare, a riunirsi ad affrontare le problematiche insieme. In Italia siamo più chiusi“ sottolinea l’ing. Ortolani.
I risultati del progetto
Nel complesso il progetto ha coinvolto sei città pilota: Padova-Italia, Barcellona-Spagna, Marsiglia-Francia, Valona-Albania, Zara-Croazia, Regione Primorska-Slovenia.
In tutto sono state raggiunte 10 200 persone e sono stati risparmiati 6,5 GWh/anno. Inoltre 50 persone in situazione di povertà energetica hanno beneficiato della cancellazione del debito sui pagamenti delle bollette e della fornitura energetica anche in situazione di morosità.
In dettaglio a Padova sono state realizzate:
– 14 assemblee collettive (presenti 314 persone di cui 258 donne)
– 118 visite a domicilio (presenti 61 donne)
– 8 workshop (presenti 102 persone di cui 61 donne).
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