Dai risultati delle ricerche europee sinora condotte sul tema della povertà energetica “ho appurato che nei Paesi c’è una lettura abbastanza ristretta e a compartimenti stagni del fenomeno”, spiega Marine Cornelis, Executive Director di NextEnergyConsumer, che è intervenuto il 6 marzo all’evento “Luce sulla povertà energetica”, promossa da Canale Energia e sostenuto da Adiconsum.
Spesso avviene, evidenzia la Cornelis, che la povertà energetica venga trattata esclusivamente in termini di indigenza e non, ad esempio, “di inefficienza dell’edificio o di uso improprio dell’energia”. “Non è normale che ci sono persone in condizione di povertà che consumano così tanto”, prosegue, evidenziando come il fenomeno si manifesti nelle più svariate forme – dalle bollette elevate ai disturbi neurologici, dalla difficoltà di apprendimento ai problemi di occupazione – e sia provocato da fattori molteplici – dall’età al sesso, dalla storia reddituale alla tipologia di abitazione posseduta.
“In realtà la povertà energetica è molto di più”, precisa, è una “responsabilità collettiva” ed è fortemente intrecciata al problema del cambiamento climatico.
Pertanto le risposte al fenomeno devono essere strategiche, integrate, coinvolgere tutti i soggetti interessati e calate sulla specificità del territorio.
“Il bonus energia non basta”, commenta la Cornelis, almeno non com’è formulato ora e non nel lungo periodo. È una misura “politicamente più attrattiva di altre”, al pari “degli incentivi alle rinnovabili”, ma che fattivamente non previene il fenomeno e non evita la crescita sia dei poveri che dei vulnerabili. “Obiettivamente è più incisivo l’incentivo per la riqualificazione edilizia piuttosto che il bonus”, rimarca.
L’Italia, insieme ad altri paesi europei, spinge l’efficientamento edilizio attingendo a fondi europei e nazionali. Dal 2010, ad esempio, le pubbliche amministrazioni dei Paesi membri che vogliono rinnovare il proprio parco immobiliare possono partecipare al programma di finanziamento Elena-European local energy assistance, varato dalla Commissione europea e dalla BEI. “Bisogna, però, che ci sia la volontà di compiere questo passo in avanti” e che “si guardi a una risposta integrata”. Così che la riqualificazione di un immobile porti “spese sanitarie inferiori nel lungo termine”, visto e considerato anche che “la popolazione italiana sta invecchiando”.
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