Una ricerca di Cresme rileva che gli interventi di riqualificazione energetica portano solo benefici, anche sulla concessioni di mutui
La targhetta della regione che espone la classe energetica di uno stabile sta diventando un segno distintivo sempre più ambìto, è quasi una gara a chi è più green. Ma la maggior parte degli edifici del nostro paese, anche nelle grandi città, sono vecchi e necessitano di numerosi interventi di riqualificazione. Diventa quindi necessario fare due conti e paragonare le offerte di mutuo di enti come Cariparma, Credem, Intesa, BNL e numerose altre banche per essere certi di poter partire con i lavori.
Gli interventi di riqualificazione, soprattutto quelli legati all’isolamento, significano meno emissioni di CO2, più efficienza energetica, e più posti di lavoro. La ricerca del Cresme commissionata da F.I.V.R.A., l’associazione italiana dei produttori di lane minerali, ha valutato che lo stock edilizio legato alla riqualificazione ha un potenziale di 8,2 miliardi di metriquadri, che porterebbero una serie di vantaggi al nostro paese.
Nello studio si parla appunto del fatto che gli interventi di coibentazione porterebbero alla riduzione annuale delle emissioni di sostanze dannose e inquinanti pari all’assorbimento di 30 milioni di alberi, un dato interessante se si considera che corrisponde all’inquinamento annuale di 282.000 auto, il che vorrebbe dire 892.000 tonnellate di CO2 in meno. E questo è solo l’inizio.
La riduzione della dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di energia porterebbe il nostro paese ad una riduzione della bolletta energetica nazionale di 44.600 GWh (GigaWattora), corrispondenti all’8,2% sul totale. Inoltre, e questa è la notizia meno ecosostenibile ma più rassicurante, si aprirebbero più di 1,7 milioni di posti di lavoro.
Un portavoce del Cresme, l’istituto leader in Italia per il mercato delle costruzioni, ha fatto presente che in futuro gli interventi di riqualificazione ricopriranno solo il 12% delle superfici esterne degli edifici, che per essere sostenuti necessiteranno di 11,7 miliardi di euro all’anno, e tradotti in percentuale sono solo il 15% sul totale di interventi di manutenzione straordinaria che ogni anni vengono eseguiti in Italia.
Consideriamo, poi, come si può notare semplicemente facendo una passeggiata in un qualsiasi comune italiano, l’età e lo stato di conservazione degli edifici. I numeri ci dicono che nei centri urbani principali la percentuale di edifici con meno di quarant’anni è solo del 30%, e che quindi il 70% degli stabili necessita di interventi di manutenzione straordinaria se si vogliono mantenere gli standard funzionali.
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