Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto dovranno rispettare le stesse misure antismog a partire dal 1° ottobre e fino al 31 marzo 2018. Diventa operativo l’accordo “Nuovo accordo per la qualità dell’aria nel bacino padano“ firmato lo scorso giugno a Bologna con il Ministero dell’Ambiente.
Le nuove regole
Due i livelli di allerta che faranno scattare misure staordinarie: il primo partirà dopo 4 giorni consecutivi il superamento del valore limite di PM10, non si aspettano più i 7 giorni come gli anni precedenti; il secondo dopo 10 giorni.
Nel primo caso, dal giorno successivo al superamento si fa divieto di:
- circolare con veicoli diesel euro 4;
- usare stufe a biomassa legnosa con prestazioni emissive al di sotto delle 3 stelle, se presenti impianti alternativi;
- combustione all’aperto;
- spendere i liquami zootecnici.
Se i giorni di sforamento sono 10 e consecutivi è vietato anche l’uso delle stufe a biomassa legnosa di 3 stelle.
A sancire la fine dello stato di emergenza l’esito del bollettino della qualità dell’aria, stilato il primo lunedì o giovedì successivo al giorno del blocco.
Il caso dell’Emilia-Romagna
Con questa decisione la lotta all’inquinamento nel bacino padano si fa sempre più serrata. In Emilia Romagna, ad esempio, le misure del nuovo accordo si sommano a quelle previste dal “Piano aria integrato regionale – Pair2020”. Queste impongono limiti alla circolazione per auto e veicoli commerciali, benzina fino all’euro 1 e diesel fino all’euro 3, dal lunedì al venerdì e nelle domeniche ecologiche, dalle 8.30 alle 18.30.
È la prima volta che “si stabiliscono misure emergenziali comuni per le quattro regioni del bacino padano che da sole rappresentano il 40% della popolazione italiana” pari 23 milioni di persone, ha evidenziato l’Assessore alle Politiche ambientali dell’Emilia Romagna Paola Gazzolo nell’incontro in Regione svoltosi la scorsa settimana con i 30 Comuni che saranno interessati dalle misure.
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