L’Unione europea sta spingendo il contenimento delle emissioni di CO2 nei settori trasporti, riscaldamento, agricoltura, produzione di energia. Per raggiungere entro il 2050 l’obiettivo zero CO2 il ruolo delle rinnovabili dovrà essere determinante: si parla di una produzione all’80% per rispondere all’elettrificazione crescente dei trasporti e dei consumi industriali.
In Italia il mercato del fotovoltaico è pronto per un nuovo rilancio, ma aspetta la giusta regolamentazione. Nella ricerca degli strumenti più adeguati l’Unione europea “sta cercando di dare obiettivi di medio termine generali”, ha commentato Giorgia Concas, Segretario generale dell’Associazione europea degli Energy contractors nel corso del Forum 2018 di Italia Solare (Roma, 11 dicembre 2018), volti a “massimizzare il valore del fotovoltaico e dell’autoconsumo”. Da un lato l’UE spinge la domanda: la direttiva sulla performance energetica degli edifici, da poco rivista, ha introdotto i sistemi di building automation per individuare e migliorare i flussi di energia e ha introdotto l’obbligo di installazione delle colonnine di ricarica per i mezzi elettrici. Dall’altro, crea l’offerta: la normativa che rivede gli standard emissivi di CO2 per le automobili chiede alle case automobilistiche di inserire in produzione una percentuale di veicoli elettrici.
In Europa esistono diverse iniziative dal basso per trovare la giusta ricetta in termini di autoproduzione e autoconsumo. A ottobre la Spagna ha approvato una nuova normativa sull’autoconsumo che punta a un sistema multi nodale – molti produttori e molti consumatori – così da creare un sistema “aperto, resiliente e ridurre i rischi dell’investimento”, ha commentato Riccardo Battisti, Senior Proejct Manager di Ambiente Italia. In Francia, invece, “lo sgravio fiscale stimola il consumo di prossimità” ma al momento “ci sono oneri per questo modello che sono più elevati per gli autoconsumatori che per i consumatori”, ha proseguito. Oneri che sono pagati “in quota fissa in un anno”, in contrasto con la normativa europea e con la volontà del Governo francese, col rischio che si costruiscano, come evidenziato anche dal Governo francese, “fortezze energetiche”.
“È un mondo che si sta muovendo ma va stimolato, la normativa non aiuta”, ha rimarcato il Vicepresidente di Italia Solare Attilio Piattelli. Per incentivare l’installazione di sistemi di accumulo in abbinamento al fotovoltaico si potrebbe fare come l’Olanda dove vengono forniti “accumuli più grandi rispetto alle esigenze delle utenze e le utility sfruttano una percentuale di elettricità”. Oppure, si dovrebbe sfruttare a livello normativo e regolatorio la flessibilità insita in questi sistemi innovativi e resilienti: per stimolare lo scambio di energia “l’Autorità dovrebbe consentire linee elettriche dirette tra centri di produzione e siti di consumo non contigui”.
In questo contesto, in cui si parla di blockchain senza riuscire a declinarla, “frenano i distributori, per la perdita del monopolio”, ha proseguito Piattelli, e “frena il mercato del fossile”. Le istituzioni, peraltro, “non hanno il coraggio di affrontare il problema degli oneri generali di sistema e degli oneri di rete”, nodo centrale quando si parla di vendita diretta di energia. Sul tema la posizione di Italia Solare è chiara: in Parlamento si è proposta una “gradualità di intervento e soluzioni”, non l’assenza immediata del pagamento. Si è suggerito anche, a più riprese, di “liberare le risorse per l’autoconsumo dalle rinnovabili” o di “trasferire parte degli oneri generali nella fiscalità generale”, tra cui i costi per lo smaltimento del nucleare che pesano in bolletta.
La gestione degli oneri non deve diventare un problema. A livello regolatorio si è ancora alla ricerca dei vantaggi della generazione distribuita e delle iniziative che siano economicamente sostenibili. Una chiave di lettura è guardare al sistema produttivo nel suo complesso: “Se voglio usare le rinnovabili e l’accumulo devo guardare al valore dell’energia nel sistema”, ha commentato Massimo Ricci, Director Gas & Power Wholesale Market dell’AEEGSI. “Occorre distinguere tra quello che faccio e quello che faccio in relazione a quanto utile”. L’impatto del rinnovabile diffuso sui costi di rete “deve essere indipendente dall’accordo commerciale”, ha proseguito, bisogna fare uno sforzo per “trovare i vantaggi veri in termini di costi”.
Fintanto che non c’è una cornice definita di regole e fintato che non si riesce a stipulare contratti a lungo termine tra produttori e acquirenti/consumatori in grado di garantire una stabilizzazione dei flussi di cassa è difficile immaginare una policy creditizia. Gli istituti bancari, però, sono sollecitati da questa sfida stimolante e stanno cercando soluzioni finanziarie ad hoc. “Stiamo cercando di intercettare i fondi BEI e di suddividere il rischio con CdP e con le altre banche italiane”, ha spiegato il Coordinatore desk Energia di Mediocredito italiano Gruppo Intesa Sanpaolo Giuseppe Dasti, ci rendiamo conto che “dobbiamo creare gli strumenti per agevolare l’accesso al credito”.
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