Questa settimana sarà bollente. Chi lavora a casa consumerà più acqua del solito, oltre a luce e gas com’è stato per tutto il periodo dell’emergenza Covid-19. Per ammortizzare la spesa in smart working meglio “usare acqua a km zero, ovvero acqua dal rubinetto”, suggerisce Uniacque. Visto e considerato, ricorda la società che l’Italia è il terzo paese al mondo, dopo Messico e Thailandia, per consumo di acqua in plastica: in 10 anni il è raddoppiato arrivando a 10 miliardi di bottiglie nel 2019.
In smart working meglio bere acqua del rubinetto
Uniacque, società dei sindaci bergamaschi, è diventata recentemente gestore del servizio idrico nei 28 comuni dell’Isola bergamasca e della valle San Martino. Gestisce 7.024 km di acquedotto, 4.284 km di fognatura e 65 impianti di depurazione.
L’acqua del rubinetto è adatta al consumo umano, sostenibile anche economicamente e sicura, rimarca Uniacque. Gli standard fissati dall’Autorità dell’energia (Arera) assicurano controlli dei parametri chimici, durezza, acidità o alcalinità, presenza di sali minerali, e organolettici, odore e sapore.
L’acqua del rubinetto, spiega, arriva da pozzi o sorgenti e, una volta prelevata, viene controllata per assicurarne la conformità alle leggi. Inoltre, gli standard qualitativi chimici e microbiologici sono assicurati dai trattamenti di potabilizzazione e disinfezione. E sono monitorati i livelli nei bacini per prevenire possibili disservizi.
Se anche le caratteristiche chimiche e dell’acqua cambiano, i rigorosi controlli operati dal gestore e dalle aziende di tutela della salute ne garantiscono la sicurezza, rimarca Uniacque. “L’unica cosa che viene demandata all’utente finale è la manutenzione degli impianti privati. In questo modo, possiamo garantire un’elevata qualità e un’adeguata quantità della risorsa idrica, nel pieno rispetto della sicurezza umana e ambientale, rendendo a tutti gli effetti l’acqua del rubinetto di Uniacque una scelta sicura e responsabile”, conclude Paolo Franco, presidente di Uniacque.
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