Continuare a spingere la qualità e la sostenibilità della filiera ittica. Con questo impegno si è chiuso l’evento “Capraia Smart Island – Filiera Ittica Sostenibile”, organizzato in forma ibrida da Legacoop Agroalimentare e Chimica Verde bionet, svoltosi sull’Isola di Capraia dallo scorso 23 al 25 settembre. Tantissimi i contributi arrivati dagli altrettanti protagonisti coinvolti, spiega a Canale Energia l’ideatrice Sofia Mannelli raggiunta via web. Dal Politecnico del Mare di Catania, l’istituto commerciale della pesca che ha partecipato con 30 classi connesse tramite altrettante Lim, al Consorzio del Mediterraneo alla Guardia Costiera.
Nel corso delle tre giornate di lavoro si è parlato dell’importanza di “guardare all’ecologia del mare” nel senso più completo del termine senza soffermarsi unicamente “sulla scomparsa di singoli stck ittici”, spiega la Mannelli riprendendo le riflessioni del professore Tommaso Russo dell’università Tor Vergata di Roma. Sull’inquinamento delle acque, prosegue la Mannelli, il professore ha spiegato che esistono diverse soluzioni utili a contrastarlo e a dimostrare che il pesce è frutto di una filiera sicura e sostenibile. Massimo Bellavista di Legacoop Rimini ha spiegato che “gli scontrini emessi da alcuni ristoranti già indicano che il pesce consumato arriva da un allevamento e da una precisa area geografica”, aggiunge la Mannelli. Esiste, quindi, la possibilità di tracciare la provenienza e offrire pesce di qualità, sostenibile e sano.
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Tra le richieste avanzate quella dei rappresentanti del settore di partecipare ai tavoli di lavoro che metteranno a terra le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Tra le problematiche, poi l’eccesso di pratiche burocratiche e di norme “che rischiano di schiacciare i pescatori che già rispettano le regole, non tutti gli altri”, precisa la Mannelli riferendosi al nuovo regolamento sui controlli nel settore della pesca presentato in collegamento da Francesca Arena, head of unit at european commission – directorate general for maritime affairs and fisheries. “Il nuovo regolamento potrebbe creare seri problemi tutta la piccola pesca costiera – avverte la Mannelli – La richiesta di controlli e autocontrolli che il pescatore dovrebbe mettere in piedi sono quasi impossibili. Il Regolamento è in fase di trilogo tra Parlamento, Consiglio e Commissione, molti stanno lavorando per migliorarlo”.
Presentato anche l’Atlante della filiera ittica, dunque dei settori acquacoltura e pesca sostenibile: “Un mondo esteso ma che si conosce poco, fondamentale per il Paese non solo in termini di occupazione e Pil, visto che il nostro Paese vanta la seconda flotta europea di pescherecci con: oltre 12.000 unità maggiori, 8.000 imbarcazioni appartenenti alla piccola pesca, e un indotto complessivo di circa 500.000 lavoratori di cui 30.000 marittimi direttamente impegnati, ma anche di buone pratiche sostenibili ed economia circolare”, spiega la Mannelli. L’Atlante prova dunque a diffondere la conoscenza sul settore: affronta il tema del recupero della plastica in mare da parte dei pescatori e lo fa illustrando il protocollo della regione Emilia Romagna. Parla del pesce dimenticato, quello che il consumatore non conosce e non acquista, “ma che si sta provando a far conoscere tramite l’educazione scolastica”, “che costa meno rispetto ad altri ed è di grande qualità”. Ancora delle imprese del settore che usano le rinnovabili, “acquistandole o installando essi stessi pannelli fotovoltaici sul tetto”.
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Non è mancata la presentazione in loco delle buone pratiche, di caratura nazionale, da esponenti del commercio, del marketing e della finanza. E nell’ultima giornata il cuore è stato buttato oltre l’ostacolo, guardando ai porti come hub di sviluppo sostenibile e cogliendo l’interesse del comandante Giovanni Scattola della Direzione Marittima della Guardia Costiera della Toscana nel contribuire allo sviluppo sostenibile del settore.
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