Il 5,4% dell’Italia è a rischio alluvioni con un indice di pericolosità elevato. In questi territori risiede il 4,1% della popolazione nazionale mentre quella esposta al rischio medio è dell’11,5%. Preoccupante è anche l’area stimata su cui ricadono gli scenari di bassa pericolosità – il 14% del Paese – con il 20,6% di popolazione residente. Il 7,4% dei comuni italiani ha almeno il 20% della superficie allagabile in caso di scenario di probabilità elevata.
Sono i dati del Rapporto sulle condizioni di pericolosità da alluvione in Italia e indicatori di rischio associati presentato il 16 novembre da Ispra che ha aggiornato al 2020 il quadro delle criticità in Italia in merito al fenomeno delle inondazioni sui territori, nel più ampio tema del dissesto idrogeologico.
L’effetto delle attività antropiche sul dissesto idrogeologico
Sulle probabilità di accadimento delle alluvioni, l’effetto delle attività antropiche si esplica in termini di aggravamento delle conseguenze avverse: “Ciò avviene a seguito della sottrazione di spazi di naturale espansione delle piene, della riduzione della capacità di drenaggio delle superfici per effetto di un significativo e progressivo consumo di suolo e dell’intensificazione dei fenomeni estremi per effetto dei cambiamenti climatici”, viene messo in luce nel rapporto.
Con l’occupazione e lo sfruttamento delle piane inondabili per l’edificazione, i corsi d’acqua sono stati confinati in ambiti sempre più ristretti. Da questo punto di vista, il consumo di suolo – inteso come sostituzione di superfici originariamente agricole, naturali o seminaturali con una copertura artificiale – incide sul modo in cui le acque si concentrano e defluiscono per poi essere raccolte dal reticolo idrografico e propagarsi in forma di onda di piena. L’Ispra conferma la progressione di tale fenomeno, con un ritmo di oltre 50 chilometri quadrati l’anno. A tutto ciò si aggiungono gli incendi boschivi che determinano degradazione, ruscellamento più rapido e maggiore potere distruttivo delle piene.
Alluvioni, le Regioni in emergenza
Dalle analisi contenute nel rapporto, emerge che Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia-Romagna, Toscana e Calabria sono quelle in cui le percentuali di territorio potenzialmente allagabile risultano superiori su scala nazionale. In particolare, lo scenario di pericolosità elevata riguarda la Calabria con il 17,1% del territorio e l’Emilia-Romagna con l’11,6%, le Regioni con le maggiori percentuali di territorio potenzialmente allagabile. In queste Regioni. Più nel dettaglio, la provincia di Crotone è quella con maggiori percentuali di aree allagabili e popolazione esposta. Per la provincia di Ferrara, in caso di scenario di pericolosità media e bassa, a essere esposta a fenomeni avversi è il 100% della popolazione residente. Percentuali simili (99%) si riscontrano nella provincia di Rovigo, in Veneto, nel caso di scenario di bassa probabilità di alluvione.
Beni culturali a rischio
In Veneto (21,2%) e in Liguria (18,6%) si registrano le maggiori percentuali di beni culturali esposti alle alluvioni per lo scenario di pericolosità elevata. La provincia di Venezia è quella più a rischio per tutti gli scenari di probabilità, con il 60% che riguarda lo scenario di probabilità elevata fino a un massimo dell’80% per quello di bassa probabilità. In Liguria è la provincia di Savona quella con maggiore percentuale di beni culturali esposti per tutti e tre gli scenari di pericolosità.
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