Accenture e World Economic Forum ha stilato il report sulle fonti di energia rinnovabili e sulle politiche energetiche in 124 paesi del mondo: 49esima l’Italia.
I tentativi del Governo, tramite incentivi e sconti fiscali, per una maggiore diffusione delle energie rinnovabili e per una riduzione dei consumi energetici, sono stati fatti con la speranza che le famiglie possano risparmiare sulla bollette energetiche non solo confrontando le offerte di Enel Energia, Eni, ecc. e scegliendo la più conveniente, ma anche riducendo veramente le emissioni e riqualificando le proprie abitazioni.
Per fare in modo che sia l’intero Paese a risparmiare è necessario puntare su sistemi molto più ampi, con politiche energetiche complete a livello nazionale, per promuovere crescita economica (spinta dai settori delle energie rinnovabili e da un basso costo dell’energia), sostenibilità ambientale e sicurezza energetica per tutta la popolazione. I tre indicatori citati (crescita economica, sostenibilità ambientale e sicurezza energetica), sono quelli che Accenture e World Economic Forum hanno utilizzato per realizzare il Global Energy Architecture Performance Index 2014, che misura le performance energetiche di 124 paesi del mondo, tra cui i 28 stati UE, il Nord Africa, il Nord America, l’Africa sub-sahariana, i Paesi Brics e Asean.
L’Italia, nonostante i tentativi già fatti e i progetti futuri, si colloca alla 49esima posizione su 124 nella classifica generale, dietro a tutti i principali Paesi europei. Per quello che riguarda invece l’indice di crescita e svulippo economico, l’Italia si classifica al 60esimo posto, ancora il peggiore tra i 28 paesi dell’Ue. È la Norvegia, invece, in testa alla classifica, seguita da Nuova Zelanda e Francia. Come era prevedibile le prime dieci posizioni sono occupati da paesi Ue e Ocse con l’eccezione di Costa Rica e Colombia.
Questi primi dieci paesi traggono il 41% della loro energia da fonti di energia rinnovabili, rispetto a una media globale del 28%. L’Unione Europea e i Paesi nordici ricoprono le posizioni più alte in classifica, anche grazie agli investimenti per lo sviluppo di economie a basse emissioni, grazie alla capillare diffusione delle fonti rinnovabili e a concrete politiche di efficienza energetica.
Scorrendo la classifica notiamo che i paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) vengono penalizzati in classifica a causa della presenza di industrie a intenso consumo energetico e fortemente inquinanti. È il Brasile, al 22esimo posto, il Paese con le migliori prestazioni di questa categoria. La Cina, all’82esimo posto, è il maggiore consumatore al mondo di energia e costantemente è costretta a lottare con importazioni energetiche eccessive e livelli di inquinamento in aumento, bassissimo l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabili.
Nel Medio Oriente e nel Nord Africa i paesi sono caratterizzati dalla ricchezza di risorse, dalla prevalenza di sussidi energetici e da inefficienze che provocano conseguenze sul consumo e sulle emissioni. I paesi Asean (Association of South-East Asian Nations), invece, evidenziano forti disparità nell’assegnazione di risorse, oltre a un’utilizzo prevalente del combustibile fossile.
In Nord America la situazione è eccezionalmente varia, passando dalla dipendenza dalle importazioni e dal combustibile fossile delle nazioni caraibiche, alla grande ricchezza di risorse di Canada, Usa e Messico. Interessante il caso del Costa Rica che si fra i primi 10 paesi. L’obbiettivo del Governo locale è quello di trasformare il paese nel primo stato mondiale a zero emissioni di anidride carbonica, con il 99% della produzione energetica proveniente da fonti di energia rinnovabile. Un obbiettivo, per quanto utopico, che tutto il mondo dovrebbe porsi.
a cura di Marco Zaninelli
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