La transizione della filiera dalla mobilità tradizionale alla mobilità elettrica è già realtà. Lo rivela il report E-mobility, industry survey realizzato da Motus-E, Anfia, Anie, Ancma e dipartimento di Economia e management dell’università di Ferrara.
Secondo i dati presentati il 17 febbraio, i fornitori di primo livello (Oem) rappresentano oltre il 40% dei rispondenti all’indagine che stanno avanzando più rapidamente verso la transizione. Inoltre, le imprese di servizi (incluse forniture elettriche) rappresentano oltre il 40% di quelle che sono entrate nella filiera della mobilità proprio sull’onda dell’elettrificazione. Per i fornitori di secondo e terzo livello, invece, la transizione sembra non aver ancora acquisito ancora una rilevanza sostanziale.
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Verso l’e-mobility: evoluzione a diverse velocità
Il 65% dei rispondenti specializzati nella mobilità tradizionale, per i quali quella elettrica non rappresenta ancora un business rilevante, sono imprese per lo più della componentistica. Queste ultime rappresentano anche il 33% del settore che si sta ri-specializzando più rapidamente. Ciò mostra quanto la transizione verso la mobilità elettrica sia un processo complesso e articolato che evolve a velocità diverse.
È inoltre da notare come l’elettrificazione della mobilità abbia aperto le porte della filiera a nuovi assemblatori soprattutto nei settori bici, moto e nautica.
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Ricerca & sviluppo trainano la transizione
Dal report, ricerca e sviluppo e formazione delle risorse umane emergono come fattori fondamentali che alimentano la transizione e si svolgono secondo modalità collaborative lungo la filiera.
L’ambito di attività non sembra particolarmente condizionato dalle dimensioni aziendale, sebbene siano maggiormente diffuse le grandi imprese (95%) e le micro imprese (100%), alcune delle quali nate proprio sull’onda dell’elettrificazione della mobilità. Per contro, l’ambito di attività risulta essere un fattore maggiormente selettivo con frequenze più elevate nell’assemblaggio (100%), nelle attività connesse alla rete e alla ricarica (88%), e nel software (85%).
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Il ruolo della formazione
Anche le politiche industriali hanno un ruolo rilevante verso la piena realizzazione dell’e-mobility. Le imprese che si stanno evolvendo più rapidamente nella mobilità elettrica possono contare spesso su unità o risorse umane dedicate a intercettare le opportunità create dal policy maker. La fascia delle imprese dove il business nella mobilità elettrica è rilevante e copre il 65% e il 70% delle realtà industriali intervistate. Tale percentuale scende intorno al 45% nei gruppi a transizione più lenta o contenuta.
Le attività di formazione sono più frequenti tra le imprese che operano nell’ambito della rete (65%), dell’assemblaggio (55%) e del software (54%). Con riferimento alle posizioni all’interno della filiera, invece, le attività di formazione sono più frequenti tra gli Oem (50%) e i fornitori di servizi avanzati come ingegneria e prototipazione. Sebbene nel complesso la formazione non risulti particolarmente diffusa nella componentistica (33%), emerge un sostanziale sbilanciamento tra il primo livello di fornitura (60%) e gli altri livelli (10-25%).
Le attività di formazione risultano molto più frequenti nelle realtà di grandi dimensioni (74%) che nelle altre categorie dimensionali (36-42%). Infine, oltre l’80% offre formazione a tutti i propri dipendenti e quasi il 50% anche a quelli di altre aziende della filiera.
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