Il numero di buste di plastica secondarie è destinato ad aumentare del 58% da qui al 2030, in linea con la crescita prevista dell’e-commerce nel settore moda. Questo significa che 345 milioni di buste di plastica saranno consegnate ogni anno nelle case degli italiani, aggiungendo fino a 1,7 miliardi di confezioni di plastica vuote a rendere in cinque anni. Lo rivela l’analisi commissionata dall’azienda di imballaggi sostenibili DS Smith.

Solo lo scorso anno, i rivenditori di moda online, in tutta Italia, hanno consegnato agli acquirenti ben 218 milioni di buste di plastica, pari a oltre 590.000 buste al giorno: “L’aggiornamento del 1 gennaio 2018 impone la commercializzazione di borse di plastica riutilizzabili oppure biodegradabili e compostabili. Ma ancora non tiene conto delle buste nelle quali sono confezionati i capi d’abbigliamento, ampiamente utilizzate nel commercio elettronico” si legge a commento nella nota stampa.
E-commerce: italiani propensi a sostituire buste di plastica
Solo il 9% delle confezioni in plastica consegnate via e-commerce nel nostro Paese, viene attualmente riutilizzato o riciclato, mentre il restante 91% finisce in discarica o incenerito. Solo lo scorso anno sono state 200 milioni di buste: “La crescita dell’e-commerce e i progressi ancora lenti nella crescita dei tassi di riciclo significano che, entro il 2030, oltre 300 milioni di borse di plastica finiranno in discarica o negli inceneritori”.
La maggioranza degli italiani sostiene un passaggio verso materiali più facilmente riciclabili. Oltre tre quarti (76%) degli intervistati desiderano che le buste monouso vengano eliminate gradualmente laddove sono disponibili alternative, e 7 acquirenti su 10 (69%) affermano di preferire ricevere la spesa confezionata in imballi di cartone o carta.
A chi spetta ridurre il monouso negli imballaggi?
Oltre la metà (55%) degli acquirenti italiani afferma di sentirsi in colpa per la quantità di plastica che i loro ordini contengono, mentre il 43% ritiene che la riduzione dell’uso di plastica debba iniziare proprio dagli imballaggi. Un’incombenza che per il 39% deve cadere sui rivenditori e 1 su 5 (20%) ha affermato che dovrebbe essere di competenza del governo. Il 66% del campione afferma, infine, che sarebbe più propenso a ordinare da un rivenditore di moda che utilizza imballaggi facilmente riciclabili.
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