La povertà energetica è un fenomeno complesso che affligge diversi target della popolazione dai più giovani ai meno, dai singles alle famiglie numerose. Per questo è necessario affrontarla mettendo in campo un asset di strumenti variegati che vadano oltre, secondo la visione dell’Alleanza contro la povertà energetica di cui questa testata è fondatrice, il mero supporto economico del bonus.
In un’ottica di transizione energetica è necessario pensare a delle soluzioni che puntino a ridurre gli sprechi energetici, purtroppo molto frequenti nelle famiglie in povertà energetica, e che ne migliorino stabilmente la qualità della vita.
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Con questo approccio efficienza energetica e l’accesso a una energia rinnovabile autoprodotta o verosimilmente prodotta in prossimità, possono rappresentare due strumenti relativamente facili da attuare e dall’impatto duraturo.
Il recente Decreto attuativo per le comunità energetiche rinnovabili prevede agevolazioni a chi struttura una comunità energetica a sostegno di persone vulnerabili.
Nel webinar organizzato l’8 febbraio da questa testata con l’Alleanza contro la povertà energetica ed Enel è stata affrontata proprio la funzionalità di questo strumento e le opportunità di sostegno alle persone vulnerabili.
Decreto CER solo per i comuni sotto i 5mila abitanti: limite o opportunità
Il Decreto si rivolge solo ai comuni con abitanti inferiori ai 5 mila. “Forse sarebbe stato corretto porre dei limiti ma metterli più sull’oggetto più che sul soggetto”. riflette Sergio Politi ad di Solidariety and Energy. “Quindi erogare contribuiti più rilevanti in base alle finalità della comunità”.
Per agire in modo più puntuale sarebbe auspicabile avere elementi qualitativi sulla modalità di uso di questi fondi “magari destinando più risorse ai comuni con meno di 5mila abitanti ma ricordandosi che ci sono situazioni, come le periferie di grandi città, che avrebbero bisogno di questi aiuti” rimarca Luca Varotto junior consultant, Renewable Energy Communities di ènostra.
Inoltre in questo contesto va ricordato che l’Italia deve fare una norma che stabilisca come spendere i fondi che arrivano dalla UE per contrastare la povertà energetica. Su questo, interviene l’avv. Emilio Sani dello studio Sani Zangrando, “mi aspetto nuove norme che possano dare delle opportunità per la povertà energetica, soprattutto dal punto di vista dell’efficientamento energetico degli edifici. Penso” continua Sani “che permetteranno di finanziare l’efficienza energetica attraverso un sistema delle ESCo effettuando gli interventi da parte di terzi con fondi UE. Con la creazione di un meccanismo in cui persone vulnerabili possano agire tramite terzi.”
Decreto CER quale sostegno alle persone
in povertà energetica
Il Decreto attuativo sulle CER ha finalmente visto la luce dopo tre anni di attesa, anche se mancano ancora le regole del GSE che sono prossime all’uscita.
“L’incentivo delle CER prevede sia erogato un importo in aggiunta rispetto a quello che sono i ricavi della vendita di energia. Questo più dell’incentivo può andare a ripagare il costo dell’impianto ma c’è un’altra parte che può essere usata per aiutare le persone in difficoltà.” spiega l’avv. Emilio Sani dello studio Sani Zangrando.
Le CER come previsto dal Decreto hanno quindi delle risorse aggiuntive alla vendita di energia ma derivati dall’incentivo. Realizzano così delle risorse economiche con cui aiutare i soci, che possono essere persone in povertà energetica, o che possono destinare a vulnerabili non soci.
“Le tariffe incentivanti si abbassano più sono grandi gli impianti, perché si presume che il costo di manutenzione diminuisca più cresca la dimensione dell’impianto” continua Sani. “Gli incentivi possono variare da un massimo di 138, 5 euro a MWh per i piccoli impianti in zona nord ai 108,5 euro a MWh per impianti oltre i 600KWh al sud o nelle isole” ma, ricorda Sani “sono ottimizzati se si consuma energia nelle ore in cui la si produce. Quindi non è detto che tutta l’energia prodotta abbia l’incentivo. Infine tale incentivo dura venti anni”(Vedi la spiegazione video completa sul decreto CER nella presentazione di Emilio Sani oppure vedi le slides) .
Le prospettive di partecipazione a una CER per chi è in povertà energetica sono due:
- Accesso diretto: entrare nella comunità di energia senza dover pagare l’impianto. Usando l’energia il più possibile prodotta dall’impianto si può ottenere un ritorno di 50-60 euro a MWh (dato indicativo medio). Su questi numeri si arriverebbe a un sostegno pari a circa metà spesa energetica (valore in media).
- Accesso indiretto: una volta ripagato l’impianto con la vendita di energia, si può destinare parte o tutto l’incentivo a persone in povertà energetica. Per far questo bisogna realizzare la CER come ente del terzo settore o ente senza scopo di lucro.
Inoltre se sono presenti delle PMI nella CER l’incentivo potrà essere liberamente allocato soltanto fino al 55% della produzione dell’impianto di messa in rete. Quando è riconosciuto su più del 55% della condivisione dell’impianto, i ricavi si potranno destinare solo per opere di bene. Quindi persone vulnerabili o cittadini parte della CER o gli stessi Comuni.
La Legge 11 del 2024 approvata l’8 febbraio stesso, stabilisce che possono prendere gli incentivi anche in zona agricola.
“Quindi verosimilmente anche gli impianti parte della CER in zona agricola potranno godere degli incentivi. Mentre le grandi imprese non possono far parte delle CER ma solo di configurazioni più semplici” sottolinea Sani.
Il caso della comunità energetica di Messina
La comunità energetica di Messina nasce per dare asilo e sostegno a persone che hanno un vissuto sociale difficile e sono reduci da centro di malattie mentali. La comunità ha un approccio di sostenibilità ambientale abitativa completa dalla risorsa idrica a quella energetica.
“L’impegno della comunità è dare un sostegno che sia proporzionale tra gli utenti valutando anche come aiutare chi non è mai in casa nell’orario di consumo dell’energia rinnovabile” spiega Sergio Politi ad di Solidariety and Energy. “Il sistema effettua una compensazione tra le diverse unità abitative”. Essendo un progetto nato nel 2017 l’attesa per i decreti attuativi ha molto allungato i tempi di attuazione. Ora bisogna attendere le regole del GSE per comprendere se la comunità entra a pieno regime nel Decreto e come.
“A seguito di quanto sperimentato sono partiti progetti e studi per sei comunità energetiche. Ora siamo in attesa di capire come contestualizzarle con il nuovo Decreto CER” spiega Politi. “Quello che abbiamo verificato è che la sostenibilità economica c’è, se il punto di produzione permette di realizzare un impianto che non ha un assorbimento eccessivo”. Il gap si supera secondo Politi se si ha un assorbimento tra il 5 e il 20% di autoconsumo e una restante parte tra l’85 e il 90% di condivisione in contemporanea. Valutazione che considera anche la copertura della manutenzione dei costi di gestione del sistema. “In questo contesto più l’impianto è piccolo più è difficile che abbia una convenienza”.
Come scegliere tra una CER a sostegno diretto o indiretto
A seguito delle esperienze fatte da ènostra, Luca Varotto junior consultant, Renewable Energy Communities spiega come per scegliere tra una comunità energetica rinnovabile a forma diretta o indiretta sia necessario effettuare alcune valutazioni:
- Analisi del contesto: ampiezza territorio, ampiezza, come interagire con la popolazione locale.
- Analisi dei bisogni della comunità locale: progettazione di servizi per la scuola, nuove progettualità, quali necessità intercettare.
- Analisi degli stakeholders: quali alleanze stringere per realizzare l’iniziativa, su quali valori e obiettivi comuni si potrebbe avviare una progettazione congiunta, in quali azioni specifiche il portatore di interesse potrebbe supportare l’iniziativa.
La CER di Santeramo in Colle ad esempio ha visto un sistema di condivisone favorito dalla partecipazione delle realtà commerciali dell’area. “Questo ci ha permesso di facilitare il processo di coinvolgimento” ha spiegato con Varotto.
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