La comunità energetica è uno strumento aperto che può permettere alle persone più deboli e meno abbienti di partecipare alla realizzazione di impianti di tecnologie rinnovabili. I costi degli investimenti devono avvenire con i ricavi della comunità stessa, così da includere chi non avrebbe altrimenti modo di accedervi. E’ quanto spiega l’avv. Emilio Sani dello studio Sani Zangrando nel corso dell’evento dedicato alle “Comunità energetiche e il potenziale delle rinnovabili per combattere la povertà energetica” organizzato dall’Alleanza contro la povertà energetica e Canale energia, lo scorso 19 febbraio.
L’avv. Sani suggerisce che si possa “massimizzare una possibilità data dalla legge, che prevede per gli enti locali e territoriali incentivi anche a fondo perduto per la realizzazione di comunità energetiche. Se le regioni e gli altri enti stabilissero questi contributi subordinandoli al fatto che sia una speciale priorità per gli interventi che supportano di più la povertà energetica, si otterrebbe un grosso vantaggio sul territorio e si farebbe in modo che i comuni diventino motori a supporto del contrasto alla povertà energetica”.
Altro step per agevolare gli utenti a scegliere di avviare delle comunità energetiche è poter ricevere direttamente in bolletta lo sgravio dei costi per l’energia autoprodotta (il cosiddetto scomputo in bolletta). Al momento il rimborso avviene in un secondo momento.
Sullo scomputo immediato, ci aggiorna il senatore Gianni Pietro Girotto, presidente della commissione Industria, presente ai lavori e fautore del decreto legge sulle comunità energetiche in Italia, ha presentato gli emendamenti che sono stati già approvati. Un risparmio che ricorda Girotto ricadrà sul sistema Italia “perchè non solo si importano meno petrolio e gas, ma si va anche a stressare meno la rete, riducendo gli scambi”. Uno stress che impatta oltre che sulla rete, sui cittadini, perché si paga in bolletta.
Decisamente un salto di qualità nell’approccio degli stessi cittadini alla rete elettrica e alla possibilità di diventare da cittadini consumer a prosumer.
Il ruolo delle industrie
Gli energy manager possono svolgere un ruolo centrale per far sviluppare alle imprese le comunità energetiche. Un’ipotesi che al momento è ancora limitata per la transitorietà della legge, ma che nel tempo andrà crescendo, ne è certo Dario Di Santo, managing director della Fire, Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia. La territorialità delle comunità energetiche può rappresentare un elemento strategico per le imprese. Una sfida continua per gli energy manger, il cui ruolo è sempre più complesso e sempre più in collaborazione con i ruoli apicali delle aziende. Un evoluzione che vede al centro anche innovazioni come la domotica e gestione dei dati dei consumi in tempo reale. “L’importante è non dimenticare che alla base di tutte queste innovazioni ci deve essere l’efficienza energetica” conclude Di Santo “una priorità che deve essere soprattutto politica”.
Un aiuto per i territori più ai margini (geografici), la voce di Uncem
Marco Bussone presidente dell’Unione nazionale comuni comunità enti montani, Uncem, ricorda che non tutti i territori possono godere agilmente di comunità energetiche da fotovoltaico ed eolico mentre l’area delle comunità montane è ricca di centrali idroelettriche. Un’area quella montana, però, che potrebbe avvalersi anche di altre fonti energetiche per realizzare delle comunità, come ricorda il senatore Girotto, ad esempio le biomasse legnose date dalla manutenzione, al momento poco seguita, del patrimonio boschivo. “Siamo il Paese che più importa legno dall’estero” rimarca Girotto.
“Nel Pnrr servirebbe un piano per la montagna che distingua le norme e preveda per i territori delle agevolazioni e delle norme specifiche“, insiste Bussone che auspica, “una revisione del sistema delle commissioni idroelettriche per i comuni montani”. Per questo il presidente dell’Uncem ricorda che si può attingere anche ad altri strumenti come l’Oil free zone e le Green community, “per ripensare un impegno differente, più forte e incisivo per i territori montani. Investire in una serie di opportunità come queste è uno strumento per rendere il Paese più forte e coeso, senza dimenticare le aree più piccole come comunità interne e montane”.
Il presente prossimo delle comunità energetiche tra dubbi e opportunità
“Ci sono centinaia di realtà locali che vogliono partire con le comunità energetiche già con le regole sperimentali” rimarca Sani “ma sta frenando la complessità della identificazione dell’ambito in cui si può fare la comunità e il fatto che non è ancora uscita una circolare della Agenzia delle entrate sul trattamento dei soldi che la comunità restituisce ai cittadini”. Questa circolare, che Girotto assicura sollecita costantemente all’Agenzia delle entrate, “permetterebbe di affrontare con maggior serenità da parte di tutti come attuare questi sistemi”.
Altro tema da chiarire, secondo Sani sono le recenti regole pubblicate dal Gse, che rilevano una certa complessità, forse anche per “l’assenza di una consultazione preventiva” come sottolinea l’avvocato. Tra gli aspetti non chiari il ruolo del produttore terzo non membro dell’autoconsumo collettivo. Una figura che risulta non ben delineata per cui non è chiarito se il produttore sia un soggetto professionale. Nonostante ciò il bilancio è positivo.
“Se il decreto legislativo di recepimento manterrà i presupposti per confermare il modello regolatorio virtuale, penso che anche in futuro avremo delle condizioni molto flessibili per tutti coloro che vorranno realizzare delle configurazioni di autoconsumo delle comunità energetiche” spiega Andrea Galliani vice direttore direzione Mercati all’ingrosso e sostenibilità ambientale Arera. “Il che permette anche di determinare agilmente la ripartizione dei proventi delle comunità” rispondendo al dubbio di Sani e aggiunge: “Il produttore può essere un soggetto diverso dal cliente finale basta che sia soggetto alle istruzioni del cliente per cui sta producendo. Questo elemento deriva dalle direttive europee”.
Nel complesso “Dobbiamo distinguere due ambiti” spiega Galliani. “Il primo è quello associato al recepimento delle direttive europee atteso nei prossimi mesi e che potrebbe comportare delle modifiche alla disciplina transitoria attualmente vigente che introduce delle limitazioni”. Nella direttiva europea difatti non sono presenti il limite dei 200KW e della cabina secondaria rispetto la perimetrazione della comunità energia. “Nelle direttive europee le comunità possono avere finalità più amplia rispetto l’autoconsumo esteso”.
Altro punto secondo Galliani è che in sede di recepimento “potrebbe realizzarsi una distinzione tra il concetto di condivisione di energia, che di per sé si presta a essere più amplio, e autoconsumo che deve avere necessariamente una perimetrazione geografica”, il che porterebbe a una revisione della cabina secondaria in futuro. Nonostante ciò gli attuali incentivi in essere per gli impianti avviati non sono suscettibili di variazione per i prossimi venti anni.
“Altro elemento importante che, secondo me, dovrebbe emergere in sede di recepimento, è la distinzione tra valorizzazione dell’autoconsumo come detto prima e l’incentivo”. Il primo prescinde dalla fonte, dalla tipologia di rete e dalla data di avvio impianto. Il secondo “dovrebbe essere riferito a determinati tipi di fonti e a impianti di nuova realizzazione che già non percepiscono altri tipi di incentivazione”.
Nella attuale disciplina transitoria coincidono la valorizzazione dell’autoconsumo e incentivo, come sottolinea Galliani, le due cose dovrebbero separarsi nell’ambito del recepimento. Il che dovrebbe dare una visione più amplia dell’autoconsumo.
“La valorizzazione dell’autoconsumo è stata fatta pensando a quelli che potrebbero essere i benefici medi derivanti dall’autoconsumo esteso. Abbiamo dato incentivo all’Rse di effettuare valutazioni e studi in merito per verificare come tali benefici siano suscettibili di ottimizzazione nel tempo”.
“Con questa direttiva abbiamo messo in mano il pallone ai cittadini” rimarca il senatore Girotto “La politica ha tanto da fare, ma la novità è che il cittadino ora può fare tanto, perché la comunità energetica è e sarà sempre del cittadino” auspicando un sempre maggior dialogo sul tema e una sempre maggior e buona informazione.
Nella giornata sono stati presentati anche i vincitori del concorso “Dai un taglio alla povertà energetica”, primo premio a Valentina Palmieri per “Una famiglia felina piena di energia”. Al secondo posto Giorgia Merlin con “Obiettivi generazionali” e terzo Tiziano Palopoli con “Comunità energetiche strategie vincenti contro la povertà energetica”.
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