Le comunità energetiche (CE) e l’autoconsumo collettivo avranno un ruolo sempre maggiore nel consumo di energia decentrato e di prossimità e nel mettere il cittadino al centro di una nuova consapevolezza energetica.
Ma, secondo l’on. Gianni Girotto, intervenuto ieri al workshop “Le comunità energetiche solidali e l’autoconsumo collettivo”, svoltosi all’interno della tre giorni di Expo consumatori 4.0, promosso da Assoutenti, in collaborazione con Università Cusano e Isola della sostenibilità, “rimane l’aspetto della diffusione: a cittadini e imprese va spiegato bene cosa sono le comunità energetiche”.
“Il risparmio che ne deriva, continua Girotto, è evidenziato dall’aumento dei prezzi dovuti al gas e ribadirò alla Camera che rinnovabili ed efficienza energetica sono le riforme strutturali necessarie per farvi fronte. Con le CE possiamo accelerare, tanto più che sono iniziative dal basso, la grande impresa può certamente fare consulenza, ma non esserne membro e quindi la popolazione la vedrà di buon occhio”.
“Inoltre, più rinnovabili si producono, più si fa autoconsumo sul posto e meno si sbilancia la rete, risparmiando così sulle spese di infrastrutturazione della stessa, ricordo che l’ultimo piano di Terna ammonta a ben 18 miliardi di euro. Oggi l’elettricità costituisce il 18% della spesa delle famiglie, quindi con il passaggio inevitabile alle pompe di calore e alla mobilità elettrica, prodursi l’elettricità fa risparmiare già adesso. I Comuni lo hanno capito e sono soggetti utili a costituire le CE, invogliando la cittadinanza”, conclude.
Ieri 15 dicembre, è entrata in vigore la normativa di attuazione (Dlgs 8 novembre 2021, n. 199) della direttiva 2018/2001 del Parlamento europeo, Red II, sulla promozione dell’uso dell’energia da fonti rinnovabili.
L’europarlamentare M5S, Dario Tamburrano ha parlato di quanto inizialmente, nel 2015, nelle prime bozze della Commissione UE, si parlava di prosumer ma il termine non non aveva un inquadramento giuridico europeo, quindi avrebbe potuto assumere mille sfumature. Pertanto, “emendai il report, inserendo la prima definizione di prosumer, afferma Tamburrano, una prima bozza di prosumer venne approvata, ma furono due anni di battaglia parlamentare sia su questa definizione che su quella di CE. La legge odierna ha il significato di potenziare la comunità, ma ci si è arrivati solo dando importanza ai processi legislativi europei, cosa che si dovrebbe sempre fare, anche perché è qui che gli Stati membri possono intervenire. La norma è nata dalla collaborazione tra più Stati e parlamentari, quindi ci dovrebbe sempre essere una maggiore consapevolezza a livello normativo”.
Gli sviluppi delle comunità energetiche
“Dopo un anno di sperimentazione delle CE, che però è stato un bel banco di prova, i giochi partiranno dal prossimo anno”, afferma Rolando Roberto, consigliere di Italia Solare, che continua “nei modelli di CE il soggetto promotore è il Comune che fa da aggregatore sul territorio e promuove la CE, che può anche risolvere il problema della povertà energetica. Altro modello non ancora sviluppato è invece quello industriale. Le comunità non sono solo driver economici, ma anche sociali, noi dobbiamo riscoprire la socialità e quindi la comunità energetica”.
In merito ai modelli di questa prima fase di sperimentazione: la CE è diversa rispetto all’autoconsumo collettivo perché la forma è più complessa dal punto di vista amministrativo. Nella CE, il modello andato per la maggiore è quello dove si ha come soggetto promotore il Comune che è l’aggregatore dei diversi cittadini e ne promuove la realizzazione. Ne sono state fatte alcune ad esempio in Sardegna e Piemonte, non ancora tantissime, perché fino ad ora c’erano anche delle problematiche a livello tecnico, ovvero bisognava essere al di sotto della stessa rete della cabina secondaria e c’era il limite dei 200 kW, adesso però i limiti sono stati superati con l’ampliamento alla cabina principale. L’autoconsumo collettivo invece è in atto e sono i condomini e le attività produttive, come i negozi, a potersi sviluppare in questo senso, la convenienza è laddove vi sono soggetti che partecipano alla configurazione con consumi di tipo eterogeneo. Quindi, quando l’aggregato è eterogeneo e i consumi sono differenti allora si massimizza il vantaggio della comunità energetica.
“Dunque per aver un’idea, per capire se una comunità energetica e l’autoconsumo collettivo possa avere successo, la cosa importante è che i consumi siano diversi tra i diversi soggetti partecipanti. Nel prossimo futuro, dovremo realizzare diversi GW di rinnovabili e magari una parte sarà fatta in maniera più centralizzata, una parte sarà sui territori, ma io mi aspetto che almeno 5GW di potenza possano essere realizzati con questo tipo di configurazione”, conclude.
Il futuro delle comunità energetiche attraverso la blockchain
Alex D’elia presidente di Prosume Energy fornisce tecnologie open source per incentivare la crescita ed evoluzione delle CE, mettendo il prosumer al centro e tutelando la proprietà e integrità del dato. “Lo facciamo attraverso soluzioni software che creano un livello di interoperabilità tra questi software e quelli che hanno a che fare con l’identità digitale del soggetto e con la modellazione delle logiche di business”, afferma D’Elia.
La RedII parla di CE ma anche di Cec (Citizens energy communities) e il prosumer è di fatto il cittadino membro della comunità, “quindi noi ad esempio abbiamo creato un consorzio con altre aziende occupandoci della parte di raccolta del dato e di modellazione energetica attraverso cui abbiamo anche vinto dei progetti europei, che si occupano in Sardegna, a Berchidda, di aiutare la comunità a compiere questa transizione. Non solo, aiutiamo a creare la comunità a tutti gli effetti e a cercare di valorizzare l’informazione che è il cardine, sempre tutelando la privacy”.
“Ma siccome la blockchain pone anche dei limiti, continua D’Elia, perché le informazioni sono criptate, noi ci concentriamo invece sull’aiutare le CE in un’ottica di business, incentivando l’autoconsumo, attraverso la creazione degli smart contract che permettono effettivamente all’essere umano di comprenderli, perché sono scritti in inglese, quindi potremmo tranquillamente dare questo contratto ad un avvocato. Sostanzialmente, creiamo un livello intermedio che aiuta a far fluire questi processi e a rendere la governance della comunità più trasparente e produttiva da parte del cittadino, cercando di riportare il prosumer al centro”, conclude.
L’aspetto della salute in epoca di transizione energetica
Alessandro Miani presidente della Sima (Società italiana di medicina ambientale), riporta l’attenzione sulla centralità dell’essere umano e di quanto non solo la sostenibilità economica ma anche quella sociale siano importanti. “Indubbi gli effetti positivi di una rapida transizione energetica: i risparmi saranno notevoli in termini di impatti ambientali e si avranno soprattutto sui costi per la salute umana. Oggi l’inquinamento atmosferico a livello europeo incide con 500mila decessi prematuri all’anno, stando all’ultimo rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente. In Italia, abbiamo superato i 90mila decessi prematuri e sempre a livello UE è stato calcolato che il solo costo in termini sanitari diretti incide per il 10% del Pil medio dei Paesi membri, quindi stiamo parlando di costi stratosferici”.
Per avere un’idea: basti pensare che di questi 80mila decessi prematuri: 12mila sono infarti, nove mila ictus, sette mila tra patologie bronchiali e poi si sommano casi di cancro che nei siti più inquinati aumentano al 29%. Ma ci sono anche altre forme di patologie in forte crescita e strettamente collegate all’inquinamento atmosferico soprattutto da polveri sottili, ma, morbo di Parkinson e Alzheimer aumentano in percentuale di incidenza, rispettivamente dell’8% e del 15% in presenza di inquinamento atmosferico da polveri sottili.
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