Il fenomeno della povertà energetica è legato al vivere in abitazioni inadeguate. Ma cosa si intende per “abitazione inadeguata”? Il tema e alcuni esempi sono stati illustrati durante l’evento “End indecent housing: how to deliver renovations to energy poor households” svoltosi ieri 25 gennaio all’interno della settimana“Right to energy Forum 2022”.

Definizione di abitazione inadeguata

Secondo EU-Silc, Statistiche dell’UE sul reddito e le condizioni di vita, si può definire il fenomeno dell’ “indecent housing” come “grave deprivazione abitativa e/o sovraffollamento”. Si tratta di quelle case che non dispongono al loro interno dei servizi igienici oppure hanno un tetto che perde, o ancora sono troppo buie e anguste.

Nel 2020 questo tipo di abitazioni in UE ammontava al 13,9%. Mentre dieci anni prima fenomeni come l’umidità in casa decrescevano, ora si rilevano delle eccezioni a Cipro, Ungheria, Portogallo, Regno Unito, Danimarca e Slovacchia.

Sostanzialmente, il concetto di alloggio inidoneo comprende tutte quelle situazioni abitative che violano il diritto ad una abitazione adeguata e minano la dignità umana.

I (mancati) benefici per la salute umana

Si stima che il costo totale annuale delle economie europee per lasciare che le persone vivano in abitazioni inadeguate è di 194 miliardi di euro. Rimuovere il fenomeno, o perlomeno apportare dei miglioramenti che consentano di giungere ad un livello accettabile dello stesso, costerebbe 295 miliardi di euro e verrebbe ripagato attraverso un ritorno di investimento in termini di benefici per la salute. 

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Vivere in abitazioni inadeguate va di pari passo con la povertà energetica e ben 11 Paesi hanno visto aumentare nell’ultimo decennio quest’ultimo fenomeno a causa di una incombente incapacità finanziaria. In Slovacchia questa percentuale è arrivata al 36%, in Spagna al 29%, a Cipro al 26% e in Irlanda addirittura al 38%.

Esempi di ristrutturazione che hanno un impatto sociale positivo

Il nodo da sciogliere resta come ristrutturare in modo da, contemporaneamente, ridurre le emissioni e i costi. Clotilde Clark-Foulquier di Feantsa, Federazione europea di organizzazioni nazionali che si concentra esclusivamente sui senzatetto e riceve un sostegno finanziario dalla Commissione europea per l’attuazione delle sue attività, ha riportato l’esempio delle Agenzie di affitto sociale che mettono a disposizione degli intermediari no-profit e delle case di buona qualità a prezzi accessibili per le famiglie indigenti.

Gli interventi come le ristrutturazioni energetiche sono solo un aspetto della ristrutturazione nel suo complesso. Secondo Clark-Foulquier “è necessario un approccio integrato agli alloggi e dobbiamo essere realistici, accettando il fatto che questo tipo di ristrutturazioni non possono essere colmate dagli interessi del mercato privato. Inoltre, bisogna supportare progetti di ammodernamento su piccola scala e sparsi per le famiglie a basso reddito”.

Il social housing per decarbonizzare

Un altro punto messo in rilievo è stato quello del ruolo del social housing nella transizione ecologica. Julien Dijol di Housing Europe, Social housing sector, ha spiegato che solo i provider di alloggi sociali possono fornire un approccio sistemico, di distretto e socialmente sostenibile. Ad esempio, grazie all’utilizzo di pannelli fotovoltaici sui tetti che servono più famiglie e permettono di ridurre il consumo di energia.

Per supportare questo approccio l’UE deve fare “whatever it takes” secondo Dijol, tenendo in considerazione circostanze e risorse locali che guidino verso una transizione equa e accettabile. Inoltre, sostiene Dijol, la Commissione UE deve promuovere le ristrutturazioni di abitazioni sociali con dei fondi adeguati, mentre attualmente pare ci sia una discrepanza tra gli annunci e i reali stanziamenti.

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Un modo per combattere l’esclusione abitativa

Il programma “The toits d’abord” della Fondazione Abbè Pierre si occupa in primo luogo di combattere l’esclusione abitativa e la povertà energetica finanziando più del 10% del totale del costo degli interventi e contribuendo a costruire delle strutture giuridiche sul social housing in Francia. Ogni anno vengono supportate tra le 500 e le 600 abitazioni. A partire dal 2012, sono state finanziate 5.300 abitazioni di cui il 65% costituito da alloggi diffusi e il 35% da abitazioni semi collettive. Il 90% di queste famiglie sono al di sotto della soglia di povertà e il 50% sotto la soglia di povertà estrema. Si tratta di interventi molto piccoli, ma ogni intervento rappresenta l’opportunità di poter alloggiare in una casa confortevole.

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Le misure intraprese da Bulgaria, Estonia e Grecia

In Bulgaria, dove gli edifici sono per lo più quelli costruiti negli anni ’80 e dove la comunità in base all’etnia è più o meno indigente, agisce per combattere il fenomeno l’Associazione Habitat for Humanity Bulgaria. Dal 2014 al 2020, grazie ai micro-finanziamenti senza interessi, il Paese ha supportato 3.345 famiglie e 11.924 bambini. La performance del portfolio dei prestiti è stata dell’86,3%, per un portfolio totale di 1,31 milioni di lev bulgari. Tra le priorità individuate dall’associazione affinché questo tipo di sostegno per le ristrutturazioni continui vi sono:

  • l’adozione di un programma nazionale di lungo periodo per le ristrutturazioni che arrivi al 2050,
  • il prolungamento del programma per l’efficienza energetica residenziale sulla base però di nuovi principi,
  • lo sviluppo di una definizione di povertà energetica, ancora assente nel Paese.

In Estonia un primo set di proposte è stato attuato attraverso Enpor react groups, Energy poor households in the private rented sector, dove esiste una sovvenzione nazionale per le ristrutturazioni che ha aiutato a ristrutturare 1.114 palazzi, con la promessa di ridurre le emissioni di 140.000 tonnellate di CO2. Affinché questa formula diventi sempre più funzionale bisogna, secondo Enpor:

  • migliorare la regolazione focalizzandosi su ristrutturazioni complete,
  • incrementare la stabilità di questo tipo di finanziamenti sul lungo periodo,
  • supportare le ristrutturazioni di più palazzi in modo diffuso e di interi distretti. 

Sulla stessa scia, in Grecia per ammodernare gli edifici residenziali vengono elargite sovvenzioni in conto capitale e prestiti con bassi interessi per gli interventi atti a migliorare l’efficienza energetica.


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Professionista delle Relazioni Esterne, Comunicazione e Ufficio Stampa, si occupa di energia e sostenibilità con un occhio di riguardo alla moda sostenibile e ai progetti energetici di cooperazione allo sviluppo. Possiede una solida conoscenza del mondo consumerista a tutto tondo, del quale si è occupata negli ultimi anni.