5 febbraio: 12° Giornata nazionale contro lo spreco alimentare

Italiani gettano in pattumiera 683 grammi di cibo alla settimana, +46% rispetto allo scorso anno

Oggi 5 febbraio si celebra la Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare, giunta alla 12° edizione. Tempo di agire è il tema di quest’anno, che ci ricorda di compiere azioni concrete contro le cattive abitudini, a partire dall’ambiente domestico. Buone pratiche che, come cittadini, possiamo gestire coscienziosamente a partire dagli alimenti che acquistiamo, consumiamo e conserviamo. L’Onu ha inserito tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030, il Goal 12.3 che prevede di “dimezzare lo spreco alimentare pro capite globale”.

spreco alimentare
Foto di Jacopo Maiarelli su Unsplash.

L’obiettivo comune è ridurre a zero gli sprechi dal produttore al consumatore, per eliminare pratiche oramai insostenibili. In Italia, secondo i dati dell’osservatorio Waste Watcher, gettiamo individualmente in pattumiera poco più di 683 grammi di cibo alla settimana, valore in crescita del 46% rispetto all’anno precedente, con un incremento dello spreco di frutta e verdura fresca, latte, yogurt, pane. Si spreca più al Sud che al Nord, nei comuni più piccoli rispetto alle grandi città e in famiglie senza figli. Il report evidenzia però come siano le cattive abitudini a contribuire allo spreco di cibo: il 37% lo dimentica in dispensa o in frigo, solo il 23% programma i pasti settimanali e il 75% non è in grado o non è disposto a rielaborare in modo creativo gli avanzi.

Spreco alimentare potrebbe sfamare 1,26 mld di persone

Secondo la Fao, un terzo della produzione alimentare globale non arriva sui nostri piatti, si perde o si spreca lungo le filiere produttive: se le tendenze attuali cambieranno, questi numeri raddoppieranno entro il 2050. Lo spreco alimentare non si calcola soltanto in chilogrammi o tonnellate di alimenti andati persi, ma è un valore anche economico e di sostenibilità ambientale, oltre che etico, considerato il numero sempre maggiore di persone che non hanno accesso a cibo sufficiente. Sempre in base alle stime della Fao, il cibo perso e sprecato potrebbe sfamare ogni anno 1,26 miliardi di persone.

Secondo le elaborazioni del Centro Studi Divulga, riportate da Coldiretti, la maggior parte degli sprechi, oltre che tra le mura domestiche, avvengono nella fase a valle della filiera (1,05 miliardi di tonnellate di cibo) rispetto alla produzione primaria e l’industria (666 milioni di tonnellate). Nell’ultimo anno, si registra una crescita dell’8% del costo economico dovuto agli sprechi, a fronte di un incremento del 6,6% dei volumi complessivi. L’agricoltura e l’industria alimentare hanno visto una riduzione delle perdite (-2,2%), mentre si rileva una crescita dei volumi a livello domestico e nelle fasi a valle delle filiere (distribuzione e somministrazione) con un +13%. Le previsioni per il prossimo futuro sono anche peggiori: entro il 2033 si prevede una perdita aggiuntiva di cibo quantificabile in 230 milioni di tonnellate in più di cibo sprecato rispetto al periodo attuale.

Best practice anti-spreco, filiera corta, km0 per la sostenibilità

È quindi fondamentale che tutti facciano la propria parte, istituzioni, cittadini, enti pubblici, imprese, associazioni e scuole. Tra le buone pratiche italiane, PlanEat, la startup nata per combattere lo spreco alimentare, proponendo kit di ingredienti freschi, lavati, pesati e porzionati per famiglie e single, pronti per realizzare piatti senza spreco. Alla base c’è un sistema di contatori per misurare il proprio contributo verso il pianeta, elaborati e certificati dal dipartimento Economics and Management dell’università di Pavia. Questi contatori sono aggiornati quotidianamente e automaticamente, grazie ad un algoritmo reimpostato, in base alle spese effettuate sul profilo personale dell’utente. A livello aggregato, secondo l’ultima rilevazione, tra privati e aziende sono state 83 le tonnellate di cibo complessivamente salvate dalla pattumiera. Pari a 211 tonnellate di CO2 risparmiata, 48 milioni di litri di acqua non utilizzati e 915 mila metri quadrati di terreno risparmiati per le produzioni.

Infine, per combattere la fame e l’insicurezza alimentare, è nata la World Farmers Markets Coalition, una rete di mercati contadini promossa da Campagna Amica e Coldiretti. La coalizione, creata tre anni fa con il coinvolgimento di sette associazioni su vari continenti, oggi include oltre settanta organizzazioni rappresentative di 60 Paesi, 20.000 mercati, 200.000 famiglie agricole e oltre 300 milioni di consumatori. L’obiettivo è continuare a far crescere un network che promuova uno sviluppo economico, ambientale e sociale sostenibile attraverso la filiera corta, il supporto all’agricoltura familiare, la promozione del cibo locale e l’emancipazione degli agricoltori, con particolare attenzione a donne e giovani.

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