Censire ed eliminare la presenza della plastica lungo il fiume Po con il ricorso alla tecnologia satellitare e la geolocalizzazione. L’Autorità di bacino distrettuale, in collaborazione con la fondazione Sviluppo sostenibile, prosegue la sua battaglia per arginare la presenza di macro e microplastiche. Lo scopo è quello di contrastare la dispersione di materiali monouso nell’ambiente. Mapp, Monitoraggio applicato alle plastiche del Po, è il progetto che persegue questo obiettivo e lo fa con l’impiego delle tecnologie gps e satellitari con l’ausilio delle immagini rese disponibili da Sentinel 2.
La prevenzione contro la plastica a mare inizia dai fiumi. Il progetto Mapp per liberare il Po dai rifiuti
I primi modelli di tracker, dotati di sistema di tracciamento gps, sono stati rilasciati nelle acque del Po nel mese di giugno. Dotati di un software tecnologico avanzato, gli indicatori hanno un collegamento diretto con il satellite Sentinel 2. Il sistema permette di geolocalizzare il percorso degli inquinanti al fine di intercettarli e successivamente eliminarli. Il rilascio periodico dei 100 trackers, garantirà il monitoraggio delle plastiche e il loro progressivo spostamento.
Fermare l’inquinamento da macro e microplastiche nel Po
Nelle varie fasi di sperimentazione, che sono state condotte lungo l’alveo del fiume a Torino, sono stati raccolti in 58 giorni di attività 63 kg di rifiuti (di cui 38 kg di plastica, pari al 60%). A Colorno, in provincia di Parma, 35 kg in 57 giorni (di cui 27 kg di plastica, 78%). A Pontelagoscuro, in provincia di Ferrara, ben 220 kg di rifiuti (93 kg di plastica, 42%) in 120 giorni.
Secondo le analisi sugli inquinanti galleggianti o depositati sulle sponde del Po, il 52% del materiale plastico rinvenuto non è riciclabile.
La sperimentazione prevede un anno di monitoraggio e quattro mesi per l’elaborazione statistica dei dati. Operativamente, il progetto Mapp conta tre stazioni di posizionamento: oltre a quella di Torino, sono state individuate Isola Serafini (Piacenza) e in prossimità del delta a Pontelagoscuro, nel ferrarese.
Ulteriori analisi sugli inquinanti recuperati (in particolare, microplastiche) ha permesso di individuare la natura del 44% dei rifiuti, di cui è stata definita la provenienza. Il 25% è materiale di imballaggio di origine industriale, 11% materiale da sorgenti civili, 64% materiale derivante da scarichi di depuratori, agricoltura, pesca, rifiuti di origine civile e sanitaria.
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