Sima

La Società italiana di medicina ambientale – Sima stima che in Italia, da inizio pandemia, sono almeno 46 miliardi le mascherine utilizzate fino ad oggi e ben 129 miliardi a livello globale quelle consumate ogni mese, ovvero 3 milioni al minuto.

Si tratta di cifre che “racchiudono un impatto sociale, ambientale ed economico che si commenta da solo”, afferma in una nota stampa il presidente di Sima, Alessandro Miani.

Oms: 3,4 miliardi le mascherine-rifiuto

Ai circa 2 miliardi di mascherine utilizzate in Italia dalla popolazione scolastica, a partire dallo scoppio dell’emergenza Covid-19 nel nostro Paese, si aggiungerebbero i 16 miliardi in capo ai lavoratori e una quota stimabile in 28 miliardi per l’utilizzo quotidiano nelle varie situazioni indoor e outdoor dall’inizio dell’emergenza sanitaria, per un totale di 46 miliardi di mascherine.

Per quanto riguarda l’impatto ambientale di questi numeri, l’Oms ha stimato in 3,4 miliardi il dato globale delle mascherine che ogni giorno diventano rifiuto, assieme a 140 milioni di kit di test, che hanno il potenziale di generare 2.600 tonnellate di rifiuti non infettivi (principalmente plastica) e 731.000 litri di rifiuti chimici.

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Allarme da Sima per plastica nei mari

Sima rilancia un recente studio apparso su Environmental Advances che ha rivelato come buona parte delle mascherine finisca in acqua (circa 5.500 tonnellate metriche di plastica ogni anno con una stima ottimistica al ribasso) evidenziando inoltre come una singola mascherina potrebbe rilasciare fino a 173 mila microfibre al giorno negli oceani, con possibili danni da ostruzione in seguito ad ingestione, ed effetti tossicologici dovuti alla veicolazione di contaminanti chimici e biologici.

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Preoccupa inoltre la presenza di frazioni sub-micrometriche, potenzialmente capaci di attraversare le barriere biologiche: “Come società scientifica siamo favorevoli al proseguimento dell’utilizzo delle mascherine negli ambienti indoor, ma al contempo abbiamo il dovere di evidenziare che ponendo adeguata attenzione alla qualità dell’aria indoor con semplici (oltre che economici) dispositivi di monitoraggio della CO2 ed eventuale ricorso a sistemi di purificazione dell’aria o ventilazione meccanica controllata è possibile recuperare una  fruibilità in piena sicurezza di tutti gli spazi al chiuso o ambienti confinati anche senza usare questi dispositivi di protezione individuale, di cui speriamo di poter fare presto tutti a meno”, conclude nella nota stampa Miani.

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