La Sicilia, in particolare la parte orientale e centrale, è sempre più a rischio siccità. Lo evidenzia la nuova rilevazione dell’osservatorio Anbi sulle risorse idriche che stima un volume residuo, negli invasi d’acqua dell’isola, di circa 187 milioni di metri cubi: di questi, solo poco più di 60 milioni sono utilizzabili. Nove su 29 dighe siciliane sono vuote, dieci hanno meno di 1 milione di metri cubi utilizzabili e sette meno di 5 milioni.
L’Autorità di bacino ha previsto che, salvo piogge straordinarie, tra novembre e gennaio le riserve idriche si esauriranno completamente.
Trend negativo per gli invasi del sud Italia: bene il Tevere
Al sud la situazione degli invasi è generalmente negativa: dai bacini della Basilicata, in una settimana, sono complessivamente fuoriusciti 7 milioni di metri cubi d’acqua e, rispetto allo scorso anno, ne mancano all’appello oltre 166. Si tratta di bacini con una capacità che in alcuni casi arriva a sfiorare i 500 milioni di metri cubi, di cui ancora oggi ne rilasciano centinaia di migliaia al giorno: il lago di monte Cotugno distribuisce quotidianamente oltre 700.000 metri cubi ed ormai ne conserva solamente 64. Non va meglio in Puglia, dove i 4 bacini del Tavoliere conservano complessivamente una quantità pari al 17% di quanta potrebbe trattenerne la sola diga di Occhito.
In Campania, dopo le abbondanti crescite dovute a piogge abbondanti, tornano a ridursi i livelli dei fiumi. In Umbria l’altezza idrometrica del lago Trasimeno continua inesorabilmente a decrescere, nonostante le piogge di settembre ed attualmente è 79 centimetri sotto alla media; calano anche i livelli dei fiumi Paglia e Chiascio. Anche i bacini del Lazio, in particolare della provincia romana, stanno affrontando un declino. Nonostante nella zona dei Castelli Romani si sia registrato il mese più piovoso da inizio 2024, il lago di Bracciano in una decina di giorni ha perso ulteriori 3 centimetri e il lago di Albano è tornato a calare. In crescita nella Capitale è la portata del fiume Tevere, mentre si riduce quella del suo affluente, Aniene; nel Reatino è in calo il livello del Velino.
Abruzzo: invasi svuotati, non si irriga più; a rischio uso potabile dell’acqua
In Abruzzo, dove da tempo non si irriga più, anche l’approvvigionamento idrico per uso potabile è a rischio nel sud della regione, a causa degli invasi svuotati e delle esigue portate dei fiumi. Segno negativo anche per i livelli dei fiumi nelle Marche Potenza, Esino e Sentino dopo le buone performances delle settimane scorse, dovute alle piogge abbondanti; Nera e Tronto registrano invece una sostanziale invarianza.
In Toscana sono in calo i flussi d’acqua negli alvei di Arno ed Ombrone, mentre crescono quelli di Sieve e Serchio. In Liguria calano i livelli dei fiumi Vara e Magra (a Levante) ed Argentina (a Ponente), mentre restano invariati quelli dell’Entella, la cui altezza è però inferiore alla media. In Emilia-Romagna sono in crescita i livelli dei fiumi Reno, Secchia, Enza, Taro e Trebbia, mentre scendono quelli del Savio; i bacini artificiali piacentini trattengono però una quantità di riserva idrica grandemente superiore alla norma (Molato è al 38,2% di riempimento, Mignano al 15,2%).
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In Lombardia le riserve idriche sono maggiori della norma (+9,6%)
In Veneto si registra una crescita generalizzata delle portate fluviali, ben rappresentata dall’Adige, che in una settimana vede raddoppiare il flusso in alveo, raggiungendo quasi il 156% in più della media; valori più che doppi rispetto alla norma si registrano anche per i fiumi Livenza e Brenta, mentre il Bacchiglione registra una portata pari a tre volte la media.
I grandi laghi registrano un innalzamento dei livelli con il Maggiore, che raggiunge un riempimento del 79,3%, il Sebino del 70,7%, il Benaco del 64,3%. In Lombardia le riserve idriche sono maggiori della norma (+9,6 %), ma inferiori al 2023 (-20%).
Trend decrescente per le portate dei fiumi in Piemonte dove, fatta eccezione per la Toce e la Stura di Lanzo, rimangono superiori alla media del periodo. Portate in calo anche per il fiume Po nel tratto piemontese, ma crescenti in Lombardia ed Emilia-Romagna: a Pontelagoscuro, la portata è +44% sulla media. Infine, la Valle d’Aosta segna un incremento nella portata della Dora Baltea, superando così i valori medi mensili.
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