Secondo un nuovo studio realizzato dalla McGillis University (Canada) una singola bustina di té (nello specifico quelle in nylon e polietilene tereftalato), quando viene imbevuta in acqua a una temperatura di di 95°, può arrivare a rilasciare circa 11,6 miliardi di microplastiche e 3,1 miliardi di nanoplastiche per ogni tazza di bevanda.
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Il team di ricercatori ha analizzato una serie di bustine per il té, le ha svuotate per poi inserirle in un contenitore di vetro pulito con 10 millilitri di acqua a 95° per 5 minuti. Successivamente le bustine di té sono state rimosse e l’acqua è stata travasata in un altro contenitore di vetro pulito. Dalle immagini scattate con un microscopio elettronico è emerso come le bustine presentavano un livello di degradazione significativo dopo la macerazione e come molte micro e nano-particelle fossero presenti nell’acqua.
Come sono fatte le bustine di té
Di solito per la produzione di bustine di té vengono usate fibre di canapa naturale, alle quali vengono unite delle fibre termoplastiche, come ad esempio polipropilene. L’obiettivo è infatti quello di aumentare la resistenza del materiale alle alte temperature che la preparazione del thé richiede.
Microplastiche nelle nevi artiche
A fine agosto uno studio tedesco, pubblicato su Science Advances, ha rilevato la presenza di elevate quantità di microplastiche anche nelle nevi artiche e in quelle alpine. La maggior parte di questi materiali, come ha spiegato al giornale francese Le Figaro Melanie Bergmann, autrice principale dell’articolo, “proviene dall’aria“. Un risultato che ha spinto i ricercatori a parlare di un grave inquinamento atmosferico nelle zone in cui sono state effettuate le rilevazioni. In particolare i campioni prelevati dalle banchise dell’oceano tra la Groenlandia e le Svalbard contenevano una media di 1.760 particelle di microplastica per litro, secondo la ricerca. Mentre 24.600 al litro in media è il dato rilevato nelle località europee.
Un’alleanza circolare contro l’inquinamento da plastica
In generale quello dell’inquinamento da plastica è una questione centrale nel dibattito globale sulla tutela ambientale. Tante sono le iniziative che vengono promosse per cercare di arginare il fenomeno. Ultima in ordine di tempo è l’adesione, lo scorso 20 settembre, all’Alleanza circolare per la plastica (Circular Plastics Alliance) da parte di più di 100 partner pubblici e privati della filiera produttiva di questo materiale. L’obiettivo è quello di promuove azioni volontarie per ottenere, entro il 2025, 10 milioni di tonnellate di plastica riciclata utilizzata ogni anno per fabbricare nuovi prodotti in Europa. Si tratta nello specifico di un target fissato dalla Commissione Europea nella sua strategia per la plastica del 2018. La dichiarazione dell’alleanza resterà aperta per ulteriori adesioni sul sito web della Commissione affinché nel tempo possano aderire ulteriori firmatari, in particolare autorità pubbliche di tutta Europa. Soddisfatto Frans Timmermans, primo vicepresidente responsabile per lo Sviluppo sostenibile della Commissione Europea, che in una nota afferma: “Accolgo con favore l’impegno dell’industria a riconsiderare il modo in cui produciamo e utilizziamo la plastica. Grazie al riciclaggio efficiente della plastica ripuliremo il pianeta e combatteremo i cambiamenti climatici sostituendo i combustibili fossili con i rifiuti di plastica nel ciclo di produzione.”
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