La Sardegna è una regione ad alto rischio climatico. Le proiezioni, secondo i dati elaborati dal Centro Studi per il Cambiamento Climatico (Cscc), promosso da Greenway Group ed Ecogest, indicano un generale aumento della temperatura media, con un incremento fino a 1,6° C nel 2050. Un valore che coincide con quello atteso per la macro-zone dell’Italia centrale.

Lo scenario che si prefigura nei prossimi 25-30 anni mostra la crescita dei periodi con giorni ad alta temperatura, caratterizzati da ondate di calore e notti tropicali, in aumento di circa 17 giorni, con variazioni maggiori lungo la costa orientale dell’isola.
Sardegna: migliaia di ettari colpiti dagli incendi
Il report climatico prodotto dal Cscc rileva l’aumento degli incendi e delle aree forestali a rischio. La situazione nella regione è considerata sempre più grave, poiché l’aumento delle temperature oltre le soglie stagionali, e la prolungata mancanza di precipitazioni, hanno messo in crisi le aziende agricole e zootecniche. Nel 2024, si registrano migliaia di ettari di pascoli e foreste colpiti da incendi.
Nell’isola, oltre 6.000 chilometri quadrati di territorio sono a rischio di possibili frane, di cui circa 1.649 chilometri quadrati sono a rischio molto elevato e alto. Sul territorio regionale, 12.000 edifici sono in forte pericolo (2% del totale) e più di 42.000 sono minacciati da un rischio di frana medio (7% del totale), con il possibile coinvolgimento in frane rovinose di 9.000 famiglie e circa 22.000 persone, che attualmente corrono un rischio elevato. Allo stesso modo, sono a rischio frane e smottamenti più di 1.000 imprese e 324 centri culturali.
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823 km q. di territorio ad elevato rischio alluvionale
Anche il rischio alluvionale è alto con circa 823 chilometri quadrati di territorio che rientrano nello scenario di elevata probabilità (più del 3% del totale) e circa 29.000 edifici sono ad alta pericolosità (5% del totale). In uno scenario di pericolosità elevata vi sono anche 6.600 aziende, 32.202 famiglie, 78.500 abitanti e 352 beni culturali.
Dall’evidenza dei dati del rapporto, risulta evidente che “la manutenzione delle reti infrastrutturali sia fondamentale quando si parla di infrastrutture stradali e della loro capacità di essere resilienti agli effetti del cambiamento climatico” si legge a commento nella nota stampa. “Le soluzioni esistono, e sono molteplici” affermano gli esperti del Cscc, a partire dalla pianificazione e dalla rimodulazione della manutenzione, supportata da soluzioni come telecamere online, stazioni meteorologiche, sensori di carico stradale, sistemi telematici avanzati in grado di regolare il flusso del traffico e di evitarne la congestione. Importante anche la scelta di nuovi impianti a verde, che influisce sullo stato di conservazione delle infrastrutture stradali e autostradali. Tra le soluzioni, “potremmo pensare, per l’esempio, a piante ed alberi autoctoni nei nuovi impianti, razionalizzazione e adeguamento della pianificazione degli interventi di manutenzione, applicazione di nuove tecnologie di studio e controllo alla manutenzione del verde, a partire dai droni e dal monitoraggio continuo dello stato della vegetazione”.
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