Salviette umidificate biodegradabili, ecco perché possono rappresentare un rischio per l’ambiente

I consumatori si sentirebbero autorizzati a gettarle nello scarico

Il governo del Regno Unito ha recentemente annunciato un piano per vietare l’utilizzo di plastica nella produzione di salviettine umidificate. Tuttavia, non è ancora chiaro se questa politica verrà messa in atto, in quanto potrebbe generare un problema ancora più grande della dispersione di plastica nell’ambiente.

Il motivo è legato alla percezione dei consumatori, scrive su The Conversation Randa Lindsey Kachef, professoressa al King’s College di Londra. In altre parole, eliminando la plastica dalla composizione delle salviette, le persone le percepiranno “innocue” per l’ambiente e si sentiranno autorizzate ad acquistarne di più e a gettarle nello scarico senza pensarci due volte.

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Uno dei motivi principali per cui le persone usano le salviettine umidificate è che sono molto più resistenti dei fazzoletti standard. Le salviette biodegradabili o lavabili sono generalmente costituite da fibre di cellulosa provenienti da fonti organiche come legno e cotone. Il loro scopo è quello di essere durevoli, indipendentemente dal fatto che contengano o meno plastica, e di conseguenza non si degradano facilmente.

Per spiegare il concetto, Kachef fa un paragone con un albero caduto: “Sebbene sia tecnicamente biodegradabile, può comunque bloccare una strada o un fiume poiché si decompone lentamente: non scompare semplicemente una volta che tocca il suolo. Per quanto riguarda i fazzoletti umidificati, la durabilità può portare a conseguenze invisibili, inclusi i blocchi delle fognature”.

Le salviette possono ostruire il sistema fognario

Le salviette possono rimanere intrappolate nel sistema fognario, soprattutto negli schermi filtranti e nelle curve dei tubi. Una volta incastrate, possono bloccare il passaggio di altre cose che non dovrebbero essere gettate dallo scarico, come preservativi e grasso, creando masse solide nel sistema fognario che producono gas tossici e altamente esplosivi mentre marciscono sottoterra.


Questo problema è riconosciuto a livello mondiale, dal Canada all’Australia. La professoressa cita nell’articolo la sua città di appartenenza, Thames Water, nel Regno Unito, che spenderebbe fino a 100 milioni di sterline all’anno per eliminare le ostruzioni, dove le salviette umidificate costituiscono il 90% del materiale incastrato.

Non solo questi costi si riflettono in bollette dell’acqua sempre crescenti, ma i blocchi portano a una ridotta capacità di purificazione. Ciò significa che una grande quantità di liquami e salviette umidificate viene scaricata direttamente nei fiumi senza trattamento.

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I fiumi a rischio

Una volta che le salviette entrano nel sistema fluviale possono causare diversi problemi. Nella produzione delle salviette umidificate vengono aggiunte una serie di sostanze chimiche per aumentarne la resistenza, ammorbidire la consistenza e renderle antibatteriche. Tali sostanze rimangono sulle salviette per molto tempo dopo che sono state lavate e sono tossiche per i pesci e altre creature del fiume.

Inoltre, poiché le salviette sono pesanti, si adagiano sul fondo dei fiumi e si uniscono, creando cumuli di salviette umide alti fino a un metro. Tali agglomerati interrompono il flusso naturale del fiume, intrappolando i sedimenti e aumentando il rischio di inondazioni.

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La presenza di sostanze chimiche, inoltre, serve a rallentare il processo di biodegradazione. Affinché le salviette siano biodegradabili, devono trovarsi in un ambiente caldo ed essere esposte all’aria e alla luce solare. Ma una volta immesse nei fiumi, tale processo rallenta ancora di più

Iniziative come questa danno l’impressione di un progresso a breve termine. In realtà possono fare ben poco per affrontare l’impatto ambientale durante l’intero ciclo di vita dei prodotti etichettati. Sfortunatamente, questa miopia va a scapito della sicurezza idrica, peggiorando la situazione, nonostante l’opinione pubblica pensi di aiutare la causa”, conclude Kachef.

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