Oggi si celebra la giornata internazionale della diversità biologica, istituita dalle Nazioni Unite nel 1993 per ricordare l’adozione della Convenzione sulla diversità biologica. Il tema dell’edizione 2019 è la tutela della nostra salute: la perdita di biodiversità può favorire la proliferazione di microrganismi patogeni e la diffusione di malattie. Non è l’unica minaccia da cui bisogna proteggersi. In questa ricorrenza anche FederBio, federazione che raccoglie la filiera dell’agricoltura biologica e biodinamica, lancia l’allarme sul crescente tasso di estinzione delle specie animali e vegetali.

Biodiversità e ricerca scientifica

Lo fa richiamando le conclusioni di due rapporti di respiro mondiale. Il primo è lo studio dell’Intergovernamental science-policy platform on biodiversity and ecosystem services-Ipbes, il gruppo intergovernativo per la Biodiversità e i Servizi ecosistemici dell’Onu, secondo cui un milione di specie rischia l’estinzione a causa dell’azione umana. Urbanizzazione, metodi di sfruttamento delle terre e delle risorse naturali, agricoltura intensiva e uso di pesticidi sono le minacce più gravi per gli ecosistemi.

Il secondo rapporto è quello presentato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura-Fao relativo allo Stato della biodiversità mondiale in 91 paesi del globo. Lo studio rileva segnali importanti sulla scomparsa della biodiversità e suggerisce alcune indicazioni per contrastare il processo. “Per fortuna possiamo ancora cercare di invertire la rotta attraverso azioni concrete come l’implementazione di un modello agricolo agroecologico che limiti l’uso dei pesticidi – spiega in una nota stampa Maria Grazia Mammuccini, dell’ufficio di presidenza FederBio – Ritengo che l’agricoltura biologica e biodinamica possano dare un contributo concreto per arginare la perdita di biodiversità e salvaguardare l’ambiente rispondendo contemporaneamente alle sfide del cambiamento climatico”.

Biodiversità, accordo Copernicus e Vito

La protezione della biodiversità e degli ecosistemi è al centro dell’accordo siglato tra Copernicus climate change service (C3S), iniziativa dell’Agenzia spaziale europea e della Commissione europea, e Vito, l’istituto fiammingo per la ricerca tecnologica. I dati raccolti da C3S tramite il Climate data store saranno inseriti all’interno del Sectoral information system, il Sis Biodiversity, per essere utilizzati da Vito e altri sei partner di ricerca. Si tratta di informazioni inerenti la temperatura, la concentrazione di ghiaccio marino, l’umidità del suolo, le correnti eoliche e altre informazioni relative al clima. L’obiettivo è lanciare una piattaforma digitale aperta a tutti – politici, cittadini di tutto il mondo, proprietari di piantagioni – per capire come salvaguardare l’ecosistema.

La ricerca si concentrerà su sei casi specifici scelti per capire l’influenza del clima sul cambiamento flora e fauna, terre e mare:

  • pesci dell’Oceano Atlantico del nord, colpiti dal surriscaldamento degli oceani;
  • foche del Mar Baltico, che stanno cambiando i propri schemi di accoppiamento a causa dello scioglimento dei ghiacci marini;
  • Scimmie Tamarino Leone dalla testa dorata, colpite dalla deforestazione;
  • praterie in Lettonia, colpite dal cambiamento dell’umidità del suolo;
  • la resilienza delle zone cuscinetto confinanti con i campi coltivabili in Cina e Canada;
  • foresta tropicale e biodiversità vegetale in Africa centrale.

In questa prima fase si svolgeranno workshop in tutto il mondo per trovare i soggetti che saranno coinvolti nel progetto, individuare con precisione i luoghi oggetto del monitoraggio e coordinarsi sulla tempistica dei lavori. “Poiché la biodiversità subisce una crescente pressione dal cambiamento climatico, che colpisce l’habitat e la sostenibilità di numerose specie animali e vegetali così come l’efficienza del nostro ecosistema, è essenziale che vengano raccolte informazioni accurate in modo che possano essere prese misure per prevedere o prevenire l’estinzione di certe specie”, spiega nella nota stampa che annuncia l’iniziativa Jean-Noël Thépaut, responsabile di C3S.

Biodiversità, Italia aderisce all’Ipbes

Importante ricordare che ieri il Consiglio dell’Unione europea ha adottato in via definitiva la direttiva che vieta dal 2021 l’uso di prodotti in plastica monouso. “L’Italia, capofila nella grande battaglia contro la plastica monouso, non abbasserà la guardia”, ha affermato in una nota stampa il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, “vogliamo essere tra i primi Paesi a recepire la direttiva Ue”.

All’emergenza della plastica in mare, prosegue il ministro, “l’Italia stia iniziando a rispondere bene con un ventaglio di misure”. Tra queste l’adesione all’Ipbes comunicata due giorni fa all’Onu in occasione della giornata mondiale delle api. “La plastica impatta, tra le altre cose, su ben 700 specie marine. Nove uccelli marini su dieci, una tartaruga marina su tre e più della metà delle specie di balene e delfini ingeriscono plastica”. E ancora: “Gli scienziati dell’Ipbes hanno definito l’azione distruttiva dell’uomo sulla natura senza precedenti. Credo che questo allarme vada preso molto sul serio”, ha concluso Costa.


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