L’autunno estremamente caldo che sta interessando la penisola italiana in questi giorni sta mostrando i suoi effetti anche sulle risorse idriche.
Nonostante le temperature più alte del solito, la situazione nel Nord Italia è abbastanza stabile e in alcuni casi anche positiva, mentre nel centro sud alcuni fiumi sono più stressati di altri.
Nonostante ciò Francesco Vincenzi, presidente di ANBI ammonisce: “Non dobbiamo illuderci, però, che la precarietà idrica del Paese sia superata, perché è ormai conclamato l’alternarsi di contenuti periodi piovosi a più lunghi periodi di siccità come dimostrano anche le condizioni diversificate, che si registrano lungo la Penisola. Sono necessarie nuove infrastrutture, che fungano da calmieri, come i Piani da noi presentati stanno ad indicare”.
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Lo stato di normalità nel Nord Ovest
A Nord-Ovest il bacino del fiume Ticino e particolarmente lungo le sponde del lago Maggiore stanno beneficiando di grandi afflussi meteorici con cumulate di pioggia. Sono 338 i millimetri raggiunti a Cursolo in sole 36 ore (provincia di Verbano-Cusio-Ossola). Il lago Maggiore ha toccato cm. 182,3, per poi riassestarsi a circa 153 centimetri (fonte: Enti regolatori dei grandi laghi).
Stessa sorte per gli alvei fluviali (Ticino da -cm. 78 a +cm. 39 per poi tornare a -cm. 2). Tra i altri fiumi piemontesi emerge solo la decrescita della Varaita, ma con un portata media che resta superiore al periodo. Invariati i livelli della Dora Baltea in Valle d’Aosta, mentre si riduce il flusso in alveo del torrente Lys.
Il fiume Po è cresciuto in maniera consistente fino al delta, stabilizzandosi su valori di portata ben superiori a quelli medi storici.
Diversa situazione a sud
Indicativo già come cambia lo scenario a sud in cui emerge uno “stallo nei livelli dei corpi idrici fluviali”. Inoltre le temperature che si stanno mantenendo elevate più a lungo del solito stanno comportando una “incessante decrescita delle altezze idrometriche dei bacini lacustri nell’Italia centrale”.
Ad esempio il fiume Serchio in Toscana ha perso in una settimana oltre il 35% di portata in alveo.
In Umbria il lago Trasimeno (-cm. 145), è ancora 25 centimetri al di sotto del livello di criticità.
Nel Lazio, i fiumi romani Tevere ed Aniene registrano un lieve incremento, ma è il lago di Nemi a preoccupare. “La grave situazione dei bacini lacustri del Lazio – ricorda Massimo Gargano, direttore generale di ANBI – è il combinato fra le conseguenze della crisi climatica ed un dissennato sfruttamento del territorio. È l’ulteriore esempio dell’urgente necessità di varare la legge contro l’eccessivo consumo di suolo, ferma nei meandri parlamentari dai tempi del governo Monti!”
Inquinamento da rifiuti nelle acque dolci
Oltre alla crisi idrica non manca la vessazione dell’inquinamento. L’Ispra ha rilasciato i dati dello stato di inquinamento dei fiumi da plastica monouso. Su 12 fiumi italiani, il 35% circa degli oggetti dispersi nei fiumi sono di plastica monouso.
E’ quanto è emerso dall’analisi inserita all’interno dell’Accordo Operativo tra il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica ed ISPRA nell’ambito dei monitoraggi per la Direttiva Quadro sulla Strategia Marina. I dati sono il frutto di 12 mesi di monitoraggi, svolti in collaborazione con la Fondazione Sviluppo Sostenibile e Nauta srl su 12 fiumi in Italia: Adige, Agri, Magra, Misa, Neto, Ombrone, Pescara, Po, Reno, Sarno, Simeto e Tevere.
I fattori che più influenzano la presenza dei rifiuti dispersi secondo i ricercatori sono gli insediamenti urbani.
La larga maggioranza (circa l’85%) degli oggetti avvistati sono costituiti da materiali di plastica, seguiti dagli oggetti di carta (circa 5%) e di metallo (3%). Inverno e primavera le stazioni con il maggior numero di oggetti avvistati.
La dinamica degli spostamenti dei rifiuti
La maggior parte dei rifiuti deriva da attività legate alla produzione e consumo di alimenti, anche se per molti oggetti non è stato possibile identificarne l’uso originale a causa della dimensione estremamente ridotta dei frammenti rilevati.
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Grazie a dei tracciatori rilasciati nei fiumi è stato possibile studiare lo spostamento dei rifiuti. E’ stato quindi rilevato come lo spostamento sia quasi sempre intermittente, con un forte effetto di intrappolamento lungo il corso del fiume. I rifiuti sono quindi spostati da significative variazioni di portata, ma a causa del movimento intermittente impiegano molto tempo per raggiungere il mare
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