Valorizzare quanto appreso e quanto messo in campo, in un momento di forte stress per il Paese per ricominciare a costruire un futuro sostenibile. È il messaggio che circola tra i richiami alla resilienza in rete, su social e mezzi di comunicazione, dell’Italia che resiste. Ma è anche un appello di diverse associazioni e realtà legate ad ambiente e sostenibilità.

Tornare a lavorare per un futuro sostenibile e tornarci il prima possibile senza farsi irretire da una ripartenza che guardi indietro a vecchie consolidate attività industriali.

“Dobbiamo fare in modo che con la scusa dell’emergenza non vengano sfasciati i sistemi di controllo dell’ambiente e non vengano eliminati degli obiettivi ambientali” sottolinea a Canale energia Alfonso Pecoraro Scanio presidente di Fondazione Univerde tra i firmatari dell’appello del 7 aprile scorso. Il rischio è che potrebbero sembrare strade più semplici e veloci per mettere in moto la ripresa economica del Paese.

Tutti i firmatari: Marevivo, Accademia kronos, Cetri-tires, Conisma, Fise Unicircular, fondazione Symbola, fondazione Univerde, Greenpeace Italia, Italia nostra, Kyoto club, Lav, Legambiente, Lipu – birdlife Italia, Stazione zoologica Anton Dohrn, università Unicamillus, Wwf Italia.

I firmatari chiedono che si esca dallo stallo anche e soprattutto sotto il profilo dei lavori parlamentari, riavviando le attività delle Commissioni. “È importante nell’interesse della Nazione che il luogo della decisione possa operare,” spiega Pecoraro Scanio. Attività che devono ripartire nella massima sicurezza per le persone. Ad esempio implementando dei controlli giornalieri alle porte del Parlamento. “Con la rete Opera 2030, network di best practice innovative che con la Fondazione abbiamo istituito, ho avuto modo di conoscere un apparecchio portatile per tamponi con esito veloce prodotto a Hong Kong”. E nel rispetto dell’esercizio e della libertà del lavoro del Parlamentare, si possono istituire dei sistemi di lavoro da remoto.

Il ruolo della scienza per ripartire

“D’altronde ci troviamo in una fase di grande novità” sottolinea Pecoraro Scanio “siamo in una emergenza mai accaduta nei 100 anni scorsi. Non abbiamo tempi noti sulla fine di questa situazione. Finché resterà il rischio di virus pandemico dobbiamo attrezzarci. Anche per eventuali fatti analoghi che si potrebbero ripetere in futuro. D’altronde sono anni che diversi settori segnalavano la possibilità di un rischio di pandemia. Non siamo in una situazione che era del tutto imprevedibile. Per questo serve una maggiore attenzione al concetto di rischio. I rischi esistono e vanno prevenuti. Ricordo che quando ci fu l’epidemia della Sars si decise di non proseguire gli studi per un vaccino, magari ora sarebbe tornato utile. Anche in quella occasione il tema dell’attacco ad alcuni habitat naturali si fece avanti come fonte di virus letali per l’uomo. Rispetto agli habitat naturali e allo sfruttamento della natura sicuramente c’è molto da ripensare. Sugli allevamenti intensivi, ad esempio, l’Italia ha fatto già molti passi avanti, ma si può fare di più nel mondo”.

“Riscoprire l’attenzione alla buona scienza potrebbe essere una lezione della pandemia. La stessa scienza che sta dicendo che si rischia l’estinzione dell’Homo sapiens di fronte a un evento catastrofico. Per questo è importante rilanciare il lavoro sulla ricerca pubblica,” conclude Pecoraro Scanio.

Siamo ancora in tempo per fare un passo indietro? Un pò di fiducia nasce dal vedere come l’inquinamento nei fiumi, nei mari e nell’aria sia calato in solo un mese di rallentamento globale. Non resta che lavorarci su.


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Giornalista, video maker, sviluppo format su più mezzi (se in contemporanea meglio). Si occupa di energia dal 2009, mantenendo sempre vivi i suoi interessi che navigano tra cinema, fotografia, marketing, viaggi e... buona cucina. Direttore di Canale Energia; e7, il settimanale di QE ed è il direttore editoriale del Gruppo Italia Energia dal 2014.