La norma del decreto Energia che deroga i limiti quantitativi di rifiuti che si possono bruciare nei cementifici rappresenta un grave pericolo per la salute umana. Questo l’appello della Società Italiana di Medicina Ambientale (SIMA).
“I cementifici sono pressoché gli unici altri impianti – oltre a quelli chimici, alle centrali termoelettriche alimentate da combustibili fossili ed alle acciaierie – presenti nell’elenco delle 620 industrie fonte di maggiore impatto ambientale e sanitario in Europa, costantemente aggiornato con stime sulla mortalità evitabile dall’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) sulla base degli inventari delle emissioni di CO2, ossidi di azoto, PM 2.5 e PM10 (questi ultimi fonte di danno polmonare e vascolare ma classificati anche come cancerogeni certi per l’uomo)” commenta il presidente SIMA, Alessandro Miani.
Che ricorda come i controlli negli impianti “in genere non riescono che ad effettuare solo sporadiche rilevazioni, affidandosi di fatto ai sistemi di autocontrollo delle stesse aziende”.
Un elemento di incertezza che si va a sommare alla assenza di “una lettura sanitaria dei dati ambientali – le cui soglie di riferimento non corrispondono a limiti di sicurezza sanitari – che può facilmente realizzarsi da parte delle competenti autorità analizzando i flussi di dati di accesso alle strutture sanitarie a fronte delle concentrazioni di polveri sottili ed altri inquinanti rilevate dalle centraline”.
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