La divisione subacquea di Marevivo ha liberato i fondali dell’Isola delle Femmine e di San Vito Lo Capo, in Sicilia, da due reti spadare lunghe complessivamente 3.000 metri. Le reti spadare sono illegali dal 2002, ma continuano ad essere utilizzate e a inquinare i mari.
L’iniziativa Linea Gialla
Il bilancio è della prima tappa del 2021 dell’iniziativa Linea Gialla, il progetto di tutela ambientale promosso da Dhl Express Italy e Federazione italiana pallavolo in collaborazione con Marevivo, che coprirà tutto il territorio nazionale. Dal 2003 la divisione subacquea dell’associazione conduce annualmente operazioni di recupero di reti abbandonate e di bonifica dei fondali in numerose località italiane. Negli ultimi anni sono state recuperate oltre 9.000 metri di reti abbandonate.
L’immersione si è svolta con il supporto del nucleo subacqueo dei Carabinieri e della Guardia costiera-corpo delle Capitanerie di porto. Le reti erano adagiate su un fondale caratterizzato dalle tipiche biocenosi del coralligeno Mediterraneo. Secondo un rapporto realizzato da Fao e Unep, ogni anno nel mondo sono abbandonate o perse dalle 640mila alle 800mila tonnellate di attrezzi da pesca, tra cui reti, cordame, trappole, galleggianti, piombi, calze per mitilicoltura. Diverse ricerche rivelano che gli attrezzi da pesca possono rappresentare fino all’89% dei rifiuti marini registrati. Oltre all’inquinamento ambientale, i rifiuti occupano i fondali e, trascinati dalle correnti, provocano la morte ogni anno di circa 100mila mammiferi marini e 1 milione di uccelli marini per intrappolamento o ingestione.
“Questi recuperi sono stati decisamente impegnativi sia per le dimensioni delle reti recuperate e per la loro natura – all’Isola delle Femmine la rete recuperata era infatti una rete spadara derivante di oltre 2.500 metri – sia per la profondità a cui i subacquei hanno dovuto operare”, spiega in una nota stampa Massimiliano Falleri, responsabile della divisione subacquea.
“La rete di San Vito lo Capo, inoltre, copriva una bellissima parete intrappolando moltissime forme di vita. I biologi presenti hanno eseguito un’accurata valutazione degli organismi concrezionati sulla rete. Le specie sessili (fisse alla rete) protette e di grande valore ecologico, sono state liberate dalle maglie, rimosse dal substrato antropico e riposizionate sul fondale roccioso mediante una tecnica di trapianto con l’utilizzo di mastice subacqueo. In particolare, le gorgonie bianche (Eunicella singularis) che avevano iniziato a colonizzare la rete sono state liberate. Nella fase successiva ci siamo occupati soprattutto delle specie rimaste intrappolate nella rete come echinodermi, crostacei, platelminti che sono stati prontamente riportati in acqua”, conclude Falleri.
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