Dalla relazione sulla diffusione delle sostanze perfluoralchiliche della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, approvata il 19 gennaio e riportata dall’agenzia Dire, emerge che: l’attuale barriera idraulica che dovrebbe fermare la contaminazione da Pfas (acido perfluoroottansolfonico) diffusa dal sito ex Miteni di Trissino (provincia di Vicenza), “non è efficace”. Inoltre, il decommissioning dello stabilimento Miteni “ha subito un considerevole ritardo” a causa della pandemia, e il progetto di bonifica dei terreni dell’area occupata dallo stabilimento “non è adeguato”.
Il contenuto della relazione
La relazione evidenzia che, in merito alla barriera idraulica, secondo l’ultimo rapporto di Ici 3 Holding (socio unico della Miteni che si è assunto l’impegno di gestire barriera e bonifiche) “dal 2013 a giugno 2020 sono stati estratti circa 5.800.000 metri cubi di acqua per un totale di 17,7 chili di solventi clorurati, 1.244 chili di derivati dei benzotrifluoruri e 183 chili di composti perfluoroalchilici”.
L’inefficacia della barriera
La prova del fatto che la barriera non tiene ancora in modo efficace è il fatto che il piezometro Mw18, che monitora l’acqua dopo la barriera idraulica, rileva ancora “elevatissime concentrazioni, fino a 11mila nanogrammi per litro per il Pfoa, 3mila nanogrammi per litro per il Pfos, 19mila nanogrammi per litro per la somma dei Pfas, 5mila nanogrammi per litro per il GenX e 5mila nanogrammi per litro per il C6O4, tra le date del 28 ottobre 2020 e il 3 marzo 2021, con picchi in data 12 gennaio 2021”.
Oltre a ciò, a settembre 2021 da una verifica effettuata, è emerso che su 41 pozzi per il prelievo dell’acqua di falda che viene poi depurata, ben 27 non erano in funzione.
Le richieste avanzate alla Ici 3
All’interno della relazione, un’altra prova del fatto che la barriera non sia efficace, viene rilevato anche da una riunione del Comitato tecnico del protocollo d’intesa Regione-Provincia-Comune-Arpav del 4 ottobre 2021. Qui, furono avanzate una serie di richieste alla società Ici 3, tra cui: “di fornire la garanzia del miglioramento dell’attuale sistema di barrieramento-falda, rendendolo affidabile; intercettare tutto il plume inquinante, prima che esca dalla Miteni; garantire il rigido funzionamento del sistema sul breve-medio-lungo periodo; fornire un progetto per intercettare il plume dentro la proprietà”.
Il progetto della palancolatura
Nel marzo 2020, il Comune di Trissino ha approvato il progetto di una palancolatura fisica che la Ici Italia 3 dovrà effettuare obbligatoriamente. Attraverso questa, si separa l’area del torrente Poscola da quella dei fabbricati della Miteni, “così da limitare l’apporto di acque di ricarica da parte del torrente stesso e di conseguenza l’apporto di acqua pulita, a monte rispetto al sito ex Miteni”.
La palancolatura consiste in lastre di acciaio infisse fino a 20 metri di profondità, per impedire all’acqua del fiume Pascola di arrivare sotto al sito ed evitando che l’acqua pulita entri sotto il sito, e venga ritrovata inquinata nei pozzi.
La Ici 3 si sobbarcherà i costi dell’operazione di circa due milioni di euro, ma la costruzione potrà iniziare solo dopo che i terreni saranno liberati. Qui, sorge un ostacolo, perché la società indiana Viva life sciences private Limited, che ha acquistato gli impianti della Miteni per trasferirli in India, al momento non ha ancora potuto far arrivare in Italia il proprio personale a causa della pandemia. Ma, la presenza di questo personale è necessaria per le attività funzionali a poter rimontare gli impianti a destinazione.
Pertanto, i ritardi nel rilascio dei visti al personale indiano hanno determinato la pianificazione di un nuovo cronoprogramma delle attività di decommissioning che slitteranno al dicembre 2022, in ritardo di un anno.
Le bonifiche dei terreni non sono adeguate
In merito alle bonifiche dei terreni, la Ici 3 procederà con due progetti pilota: il primo incentrato sulla bonifica attraverso ossidazione chimica, il secondo attraverso desorbimento termico. La Commissione Ecomafie precisa però che sono entrambe tecniche sperimentali e non sono delle vere e proprie bonifiche, ma piuttosto una “messa in sicurezza”, per questo motivo il progetto di bonifica non viene considerato adeguato.
Nuovi interferenti endocrini nell’elenco di controllo degli inquinanti europeo
La Commissione UE ha deciso che l’acqua potabile in tutta l’UE dovrà essere sottoposta ad un monitoraggio più rigoroso per verificare la presenza di due interferenti endocrini, beta estradiolo e nonilfenolo. Come previsto dalle norme dell’UE sull’acqua potabile in vigore dall’anno scorso, la Commissione ha stilato un primo “elenco di controllo” di composti da monitorare.
Gli Stati membri, per introdurre gli obblighi di monitoraggio e adottare misure in caso di superamento dei valori limite, hanno tempo fino al 12 gennaio 2023.
La Commissione, qualora emergessero nuove sostanze che possano arrecare un danno per la salute, come interferenti endocrini, medicinali o microplastiche, provvederà ad aggiungerle all’elenco.
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