“Il tema del danno ambientale in Italia è spesso dovuto alle carenze nella gestione di un impianto e nelle misure di mitigazione, che per quanto fondamentale è paradossalmente il grande assente nella comunicazione delle aziende”. Così Lisa Casali, manager di Pool Ambiente, ha introdotto l’argomento della nuova prassi ambientale Uni/PdR 107:2021 durante la conferenza stampa organizzata dal consorzio e da Uni “La nuova certificazione Uni Ambiente Protetto: uno strumento concreto per la transizione ecologica e la prevenzione dei danni ambientali”, tenutasi stamani 18 gennaio presso la Sala stampa della Camera dei Deputati.

Danno ambientale Camera dei Deputati
Da sinistra: Massimiliano Corsano, comandante Reparto operativo CC Tutela ambientale – on. Maria Chiara Gadda – Dott.ssa Lisa Casali, manager di Pool Ambiente

Casali ha spiegato come questa nuova prassi rapresenti uno strumento efficace nel prevenire possibili eventi di danno causato dalle aziende e nasca dal consorzio Pool Ambiente, che offre coperture assicurative per i danni all’ambiente e ne gestisce i sinistri per conto di 23 compagnie di assicurazioni, occupandosi solo di rischi ambientali. “Le aziende che si assicurano contro questi danni sono una minima parte delle aziende italiane”, afferma la Casali. “Dall’analisi di più di 40 anni di casi abbiamo scoperto che le cause erano sempre le stesse e spesso il motivo per cui si era contaminato il terreno o la falda era individuabile nella carenza della manutenzione di serbatoi o condotte interrate. Pertanto, se ci fosse stata una maggiore attenzione sulla conduzione degli impianti e sulle manutenzioni sarebbe bastato un numero inferiore di buone prassi affinché ciò non accadesse”.

Come nasce la nuova Prassi 107

Dunque, dall’osservazione decennale e studiando con enti di certificazione ed insieme ad Uni, Pool ambiente si è fatto aiutare a fare una norma tecnica che fosse concreta, mettendo insieme un set di requisiti tecnici molto ben specifici, applicabili a qualsiasi tipologia di impresa, di qualunque settore.

“Perché l’approccio di prevenzione dei danni all’ambiente si basa sulle potenziali sorgenti o danni che si possono verificare, quindi sulla base degli ambienti presenti in azienda”. Ad esempio, continua la Casali, “un serbatoio interrato lo si trova in diversi tipi di aziende da quelle alimentari a quelle agricole, nelle scuole o nelle Chiese, perché era usato per il riscaldamento il serbatoio del gasolio, ma poi con il tempo chissà che fina ha fatto. Magari si trova ancora lì, ma non viene fatta manutenzione da anni”.

Colmare un vuoto normativo

Colmare un vuoto normativo italiano, con pochi obblighi per le imprese sulla prevenzione e l’assenza di incentivi per fare questo tipo di interventi: “Oggi, la verità è che senza obblighi né incentivi non conviene ad un’azienda fare questo tipo di interventi. La prevenzione dovrebbe invece rappresentare la base della politica aziendale. La prassi di riferimento 107/2021 da sola non può risolvere il problema, perché le aziende non si certificano solo per il fatto di farlo, e fare interventi sugli impianti ha dei costi”.

In conclusione “questa prassi è uno stimolo, ma idealmente dovrebbe essere accompagnata da un pacchetto di incentivi che facciano sì che controllare e manutenere sia conveniente”. Aspetto “estremamente importante”, rimarca la Casali, “altrimenti questi bellissimi principi rischiano di rimanere un bel documento e un esercizio di stile, se poi le aziende non hanno una reale convenienza ad adottare queste buone pratiche e un minimo di tutela per i cittadini”.

La nuova prassi Uni/PdR 107:2021 per la prevenzione di eventuali danni, è stata sviluppata di concerto con Uni, per il quale è intervenuto il presidente Giuseppe Rossi. Il presidente, dopo aver illustrato l’attività di Uni, che con la sua attività copre tutti i settori industriali, dei servizi e delle professioni e i temi di protezione dell’ambiente e i valori etici di responsabilità sociale, ha affermato di stare lavorando anche sulla parità di genere.

“Ogni settimana ho norme che richiedono aggiornamenti e vecchie che vengono ritirate. Il vantaggio che Uni dà è che mette diverse professionalità allo stesso tavolo raggiungendo il consenso e quindi, una norma comune a cui fare riferimento. C’è stato il G20 della normazione per standardizzare i regolamenti internazionali. La prassi odierna è che l’analisi dei rischi in ogni settore e l’attività produttiva sono un elemento fondamentale. La gestione dei potenziali rischi con la prassi 107 ha proprio lo scopo di aiutare il risk manager di un’azienda a sapere come muoversi e verificare se tutte le cose che la prassi prescrive sono state verificate. Quindi, la nuova prassi è stata faticosa dal punto di vista del dialogo di tutti gli attori ma, in seguito alla sua pubblicazione, fornisce delle indicazioni particolari sia per la protezione dell’ambiente che delle persone”.

Dunque, conclude il presidente, “il ruolo specifico della prassi pone l’attenzione nel formare e creare una competenza specifica nel risk manager. Nella mia esperienza dico che è importante e si inserisce nella strategia dell’Onu di dare un migliore contributo nella direzione degli obiettivi 2030, evitando ad esempio contaminazioni dei suoli ed altri danni. Lo sforzo di questa prassi è proprio quello di aiutare a minimizzare i rischi e ridurre le occasioni di rischio”.

L’evoluzione dei compiti dell’Arma dei Carabinieri

Un’evoluzione nella propria azione e nella specificità dei suoi compiti ha visto anche il Corpo dell’Arma dei Carabinieri, come detto da Massimiliano Corsano, comandante Reparto operativo Comando CC per la Tutela ambientale e la T.E.

“Il Comando dei Carabinieri per la tutela ambientale e la Transizione ecologica è il reparto deputato per legge all’attività investigativa nel settore della tutela ambientale. L’evoluzione delle prassi di riferimento derivano da un’evoluzione delle norme e anche noi Carabinieri la abbiamo avuta. Tempo addietro, continua, non c’era la cognizione di ciò che nel tempo è diventato il fenomeno della criminalità ambientale ed ecomafia. Nel frattempo, è stato scoperto che qualunque violazione delle norme ambientali nasce dalla volontà di conseguire un illecito profitto, dunque da condotte volte a massimizzarlo in spregio all’ambiente. Non esiste forma di inquinamento che non derivi da un illecito. Noi attuiamo una tutela preventiva in favore delle aziende sane e a tutela dei cittadini sul territorio”.

“In termini di sostenibilità, l’Arma dei Carabinieri esiste dal 13 luglio 1814 e da quando siamo nati come Noe fino ad ora, denota un cambio delle nostre competenze ed un’evoluzione della nostra expertise in tema di circolarità e sostenibilità, spesso decantata dalle aziende, ma che nella realtà non corrisponde assolutamente alla verità”, conclude.

Il ruolo istruttorio di Ispra per conto del Mite

Un ruolo altrettanto importante e di stretta collaborazione con le realtà suddette ha l’Ispra, rappresentato da Antonio Guariniello, responsabile Area per l’accertamento, la valutazione e la riparazione del danno ambientale. 

“Ispra, è un soggetto istituzionale che prova ad intervenire su tanti fenomeni che rappresentano una sfida, non solo nel valutarli ma anche nel capire come intervenire. Ispra ha aperto da anni un’interlocuzione con il Pool Ambiente nei rispettivi ambiti di competenza, interlocuzione che ha dimostrato in questi anni che, se viene svolta nel rispetto delle dinamiche istituzionali a cui siamo tenuti può diventare importante per tutti. Alla luce di ciò, siamo qui oggi per offrire il nostro contributo in tema di valutazione del danno ambientale per conto del Mite”.

Continua Guariniello: “Ogni anno, Ispra svolge un’istruttoria di circa 80 casi di danni ambientali per conto del ministero e così abbiamo acquisito esperienza in materia e una visuale sul sistema del danno ambientale in Italia, danno di natura civile, di cui si occupa il Testo unico ambientale del 2006, che prevede una norma molto severa per gli operatori. Questo regime molto pesante si traduce in termini di materia di riparazione che deve avvenire sempre in concreto e secondo interventi di ripristino e, se questo non è più possibile, si deve far fronte con una riparazione complementare, in un altro sito, attraverso azioni giudiziarie. Questo richiama l’importanza della prevenzione come indirizzo che ciascun operatore dovrebbe mettere al primo posto per evitare questi oneri riparatori”.


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Professionista delle Relazioni Esterne, Comunicazione e Ufficio Stampa, si occupa di energia e sostenibilità con un occhio di riguardo alla moda sostenibile e ai progetti energetici di cooperazione allo sviluppo. Possiede una solida conoscenza del mondo consumerista a tutto tondo, del quale si è occupata negli ultimi anni.