mobilità elettrica
Fonte Pixabay

Cifre in crescita quelle della mobilità elettrica in Italia che nei primi nove mesi del 2021 vede immatricolate 100mila auto elettriche, rispetto alle 60mila del 2020 e quasi il triplo del 2019 (+251%). Attualmente ne circolano 200mila, il doppio rispetto alle 99mila del 2020. Nello stesso anno, le auto elettriche sono state acquistate soprattutto al nord (67%), seguito dal centro al 26% e dal sud al 7%, percentuali che rispecchiano la diffusione delle infrastrutture pubbliche di ricarica e degli incentivi all’acquisto.

Sono questi i dati emersi dallo “Smart mobility report” del Politecnico di Milano, presentato lo scorso 20 ottobre.

Un falso boom

Potrebbe sembrare un boom ma in realtà non lo è se si paragonano queste cifre ai sei milioni di veicoli elettrici che, secondo il Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec), dovremmo avere sulle strade nel 2030.

Anche prendendo in considerazione le biciclette (+44% sul 2019), i motocicli (+210%) e i bus (+49%), nel 2020 i mezzi elettrici immatricolati in Italia sono aumentati del 61% ma rappresentano solo l’1% del parco circolante.

Simone Franzò, direttore dell’Osservatorio smart mobility dell’energy & strategy group della School of management del Politecnico di Milano, dichiara in una nota stampa: “Nonostante i numeri abbiano subito un’impennata, ancora non basta, poiché uno sviluppo di mercato inerziale, in linea con l’attuale trend di crescita, ci porterebbe al 2030 a disporre di circa 4 milioni di veicoli elettrici, ben al di sotto degli obiettivi del Pniec. Un’azione di policy più decisa, coerente con gli obiettivi di decarbonizzazione comunitari e supportata dalle iniziative degli operatori di mercato, ci permetterebbe invece di arrivare fino a 8 milioni di auto elettriche sulle strade, con un volume d’affari associato di 245 miliardi di euro”.

I fattori che ne hanno determinato la crescita

Sono tre i fattori principali che hanno determinato questo boom dei veicoli elettrici:

  1. Il fatto di aver potenziato gli incentivi all’acquisto, quali ecobonus e i bonus per le immatricolazioni, aggiunti tra agosto e dicembre 2020 e tutto il 2021.
  2. In secondo luogo, il moltiplicarsi di modelli elettrici offerti dalle case automobilistiche.
  3. Infine, la diffusione dell’infrastruttura di ricarica pubblica che a luglio 2021 ha visto un incremento del +34% rispetto al 2020, con 21.500 punti di ricarica concentrati soprattutto al nord. 

Continua Franzò: “Da qui al 2030, serve un deciso supporto normativo a favore della mobilità sostenibile, che può abilitare un giro d’affari pari almeno a 200 miliardi di euro, includendo l’acquisto dei veicoli e lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica, con potenziali benefici per tutta la filiera. Bene i 38 miliardi stanziati dal Pnrr (circa il 20% dei fondi disponibili) per promuovere iniziative come la diffusione delle infrastrutture di ricarica, o del biometano e dell’idrogeno nei trasporti, ma Francia, Germania e Spagna hanno deciso di supportare maggiormente l’acquisto di veicoli elettrici, il cui elevato costo iniziale rispetto alle auto tradizionali rimane in Italia il principale scoglio da superare”.

Secondo quanto risulta da un’indagine condotta dall’Osservatorio sui potenziali acquirenti, per il 70% degli intervistati, la spesa iniziale è troppo elevata, mentre diminuiscono le diffidenze nei confronti di rete di ricarica pubblica (21%) e autonomia del veicolo (24%). Invece, per chi possiede già un’auto elettrica, i principali motivi che hanno incentivato all’acquisto sono stati:

  • l’impatto positivo sull’ambiente,
  • la possibilità di installare un punto di ricarica privato;
  • la possibilità di sostenere costi minori lungo la vita utile dell’auto.

Lo sharing

Lo sharing in Italia ha vissuto una crescita del +45% nel 2020 di scooter e il +665% di monopattini. Registrato invece un calo o una certa stazionarietà di auto e bici. Si tratta in parte di veicoli elettrificati, con l’unica eccezione delle auto che erano 7.300 a fine 2020. Le elettriche, dopo una crescita nei primi quattro anni, hanno avuto un dimezzamento rispetto al 2019. A fine 2020 la flotta di scooter in sharing contava 7.360 unità, quella di monopattini elettrici 35.550.

Nel mondo l’auto elettrica continua a correre

A livello globale nel 2020 sono stati immatricolati quasi 3,2 milioni di veicoli elettrici, il 43% in più rispetto all’anno precedente, arrivando a 10 milioni di unità. In cima alla classifica, l’Europa con quasi 1,4 milioni di veicoli immatricolati nel 2020 (+137% sul 2019), superando la Cina (1,3 milioni, +12%). All’interno dell’Europa, al primo posto troviamo la Germania con più di 394mila auto elettriche immatricolate (+263% rispetto al 2019), seguita da Francia (185.000, +202%) e Regno Unito (175.000, +140%), appena dietro Norvegia, Svezia e Olanda.

Lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica a livello mondiale

A livello globale, a fine 2020, l’infrastruttura di ricarica era di 1 milione 300mila punti di ricarica ad accesso pubblico, con un balzo del +51% rispetto al 2019, di cui il 70% di tipo “normal charge” e i restanti, di tipo “fast charge”. La Cina è leader su entrambi i tipi di ricarica, con una quota rispettivamente del 50% e 80%. In Europa, i “normal charge” sono l’87% e i “fast charge” sono cresciuti del 57%, per un totale di 285mila. I punti di ricarica privati sono invece 9,5 milioni di cui sette milioni domestici e il rimanente 26% aziendale. 

L’infrastruttura di ricarica  cresce anche in Italia

Anche in Italia sono aumentati i punti di ricarica: con circa 21.500 punti di ricarica pubblici e privati ad accesso pubblico (+34%) a luglio 2021, distribuiti soprattutto al nord. Le installazioni si trovano per lo più in ambito urbano (55-60%), su strada o in parcheggi pubblici. Oltre il 90% è di tipo “normal charge” (12mila), pochissimi i punti di ricarica “ultra-fast”.

Nel 2020, i punti di ricarica erano oltre 24mila, di cui oltre il 75% wallbox e il restante 25% composto da colonnine. La metà si trova al nord, il 30% al centro e il resto sud. Nuovi incentivi, legge di bilancio e Superbonus 110% hanno contribuito a far aumentare le installazioni.

Dall’indagine emerge che: il 70% possiede un punto di ricarica domestico e il 21% ne beneficia in ambito lavorativo. Inoltre, cresce la richiesta di estendere le colonnine alle autostrade e le ricariche ultra-fast.

L’innovazione tecnologica

L’innovazione, oltre che su progetti di guida autonoma, imprimerà sicuramente una spinta alla mobilità elettrica, grazie all’infrastruttura che sarà integrata alla rete attraverso sistemi di accumulo che possono ridurne l’impatto sul sistema, oppure attraverso lo smart charging.

Gli scenari della smart mobility in Italia

Da qui al 2030, nel nostro Paese ci sarà sicuramente una crescita dei veicoli elettrici, ma sono tre i possibili scenari che si prospettano, secondo l’Osservatorio:

  1. il primo prevede uno sviluppo inerziale, quindi al 2030 non si supererebbero i quattro milioni di veicoli elettrici circolanti e aumenterebbero del 32% le auto alimentate a metano e Gpl.
  2. Nel secondo scenario, si pensa ad uno sviluppo sostenuto, in linea con il Pniec, qui i mezzi elettrici sarebbero sei milioni.
  3. Nel terzo scenario, di decarbonizzazione, si seguono gli obiettivi europei e c’è un deciso sostegno normativo a supporto. Qui già nel 2025, i mezzi elettrici sarebbero oltre due milioni e nel 2030 addirittura otto milioni. 

La ricarica privata continuerà a rappresentare un driver fondamentale per la mobilità elettrica, con una crescita significativa tra il 2025 e il 2030, fino ai quattro milioni del terzo scenario. 

Il giro d’affari associato alla mobilità elettrica

In Italia il giro d’affari associato alla diffusione della mobilità elettrica passa dai 35 miliardi di euro al 2025 dello scenario inerziale ai 64 di quello di piena decarbonizzazione. Se poi si considera il 2030 nello scenario migliore si avrebbe un giro d’affari di 244,5 miliardi di euro. Nella realtà, invece, nel 2020 la filiera dell’auto elettrica ha avuto un fatturato di un miliardo di euro, cifra ancora lontana dagli scenari suddetti.

Le ricadute ambientali

Con il trend attuale, sulla base dei tre scenari, le emissioni di CO2 si ridurrebbero del 12% al 2025 e del 30% al 2030. Si arriverebbe invece a -17% al 2025 e -42% al 2030 nello scenario di piena decarbonizzazione.


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