Nell’ambito della plastica, il termine “pellet” fa riferimento ai granuli che vengono impiegati come materie prime per la realizzazione di prodotti finiti. La maggior parte dei pellet è costituita da microplastiche (fino a cinque millimetri) che, se disperse nell’ambiente, impiegano anni a degradarsi. Ecco perché, il 16 ottobre, la Commissione europea ha presentato delle misure volte a prevenire l’inquinamento causato dalla dispersione accidentale di questi materiali.
La tutela della biodiversità
La quantità di granuli che finisce ogni anno nei fiumi e negli oceani di tutto il mondo, mettendo a rischio gli ecosistemi e la salute umana, è compresa fra le 52mila e le 184mila tonnellate. La causa è principalmente delle pratiche scorrette lungo l’intera catena di approvvigionamento: l’adozione di misure precauzionali da parte di tutti gli operatori europei porterebbe a una riduzione del 74 per cento delle perdite accidentali.
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Le strategie previste a livello comunitario
La proposta della Commissione, che sarà presto valutata dal Parlamento europeo e dal Consiglio, prevede di:
- migliorare la gestione della catena produttiva, promuovendo diverse prassi a seconda delle dimensioni degli impianti e delle modalità di trasporto;
- introdurre una certificazione obbligatoria per gli operatori più grandi e un sistema di autodichiarazione per quelli più piccoli, così da facilitare la verifica della conformità da parte delle autorità nazionali competenti;
- diffondere metodologie standardizzate per quantificare l’entità di eventuali dispersioni di pellet nell’ambiente;
- garantire maggiore flessibilità alle PMI.
Plastic pellets are one of the largest sources of unintentional microplastic pollution.
Today, we propose measures to address this issue, emphasizing the necessity of precautionary and regulatory measures across the supply chain.
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— European Commission (@EU_Commission) October 16, 2023
L’obiettivo “Zero Pollution”
Insieme alle restrizioni sui microgranuli aggiunti intenzionalmente nei prodotti, approvate il 25 settembre, le norme del 16 ottobre rappresentano i primi strumenti specificamente concepiti dall’Europa per contrastare l’inquinamento da microplastiche alla fonte. L’obiettivo è di ridurlo del 30 per cento entro il 2030, come stabilito dal Piano d’azione per azzerare l’inquinamento in ogni sua forma. Tutti gli operatori economici, sia dell’UE che dei Paesi terzi, dovranno adattarsi al nuovo regolamento entro 18 mesi dalla sua entrata in vigore.
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