- Microplastiche sta per partire il progetto sul litorale romano volto a sviluppare la citizen science sul tema
- Il reclutamento avverrà nei prossimi giorni nella Capitale
- Quest’anno oltre a cercare microplastiche nel mare si conferma l’attenzione per i detriti sparsi sulla riva
Microplastiche la scena del crimine si apre al pubblico a Roma. Sarà il 15 febbraio alle 18 a Casetta Rossa la prima chiamata per poter partecipare alla prossima ricerca sulle microplastiche nel litorale della Capitale. Il progetto di citizen science Plastic Crime Scene Investigation – PCSI, nato dalla poliedrica Dr.ssa Raffaella Bullo della Stazione Zoologica Anton Dohrn e dell’Università Politecnica delle Marche avanza sul mare della Capitale e non solo. L’obiettivo è coinvolgere le persone sul tema delle microplastiche, ancora poco al centro delle attenzione rispetto al macro tema dell’abbandono della plastica.
“Sulla microplastica il concetto, e il problema, rimane nebuloso” spiega la dott.ssa Bullo “Portare le persone a campionare e vedere le microplastiche ne aumenta la sensibilizzazione”.
La sfida del progetto Plastic Crime Scene Investigation nasce proprio dal coinvolgere le persone comuni nella ricerca scientifica sulle microplastiche e nell’offrire strumenti di facile uso e comprensione. La risposta dei cittadini, dai bambini agli adulti, è stata da subito molto alta, spiega la dott.ssa Bullo: “abbiamo iniziato nel 2020. Dove fino al 2021 inoltrato ho sviluppato il prototipo per quantificare e campionare le microplastiche che seguisse le linee guida della Marine strategy europea. Si tratta del lavoro della UE per unificare e uniformare i campionamenti di microplastica in tutta Europa. L’obiettivo è che fosse un campionamento facilmente accessibile. Finalizzato il prototipo siamo arrivati alle spiagge e la risposta dei cittadini è stata importante. Ora ci stiamo preparando al prossimo ciclo di campionamento“.
Dal gioco delle plastichine, al mosaico romano di microplastiche
Nel corso delle operazioni di campionamento effettuate la scorsa estate nasce il gioco delle plastichine. “Si tratta di un gioco che nasce per caso durante i primi test dell’anno scorso, per tenere attente le persone nel corso delle diverse fasi di indagine” spiega la Bullo. “Ho coinvolto prima i bambini, poi sono arrivati con parenti. In seguito abbiamo fatto un’operazione su una spiaggia in cui eravamo in 200. Si tratta di guardare anche alla spiaggia oltre che alle microplastiche in mare, cercando, muniti di pinzette, i pezzi di microplastica, quindi dai 3 cm in giù. In questo modo eserciti le persone al riconoscimento di un problema, inoltre attivi la percezione del rischio da cui scaturisce poi in un’azione e un’etica. Senza contare che è anche un sistema per distrarre le persone dal disturbare i piccoli organismi presenti in mare e preservarne l’esistenza. Otteniamo quindi un doppio impatto positivo sull’ecosistema marino”.
Quest’anno l’attenzione della raccolta delle microplastiche sarà spostata verso la realizzazione di mosaici. “Il reclutamento per le attività di quest’anno inizia ora, con incontri con la cittadinanza, il coinvolgimento di associazioni sui territorio e scuole. Abbiamo anche dei pescatori interessati alle nostre attività”. Dopo l’incontro del 15 febbraio ne è previsto un secondo il primo marzo a cui ne seguiranno altri.
Un’azione in cui il coinvolgimento dei cittadini, attivando al cosiddetta citizen scienze, è fondamentale per cambiare le cose e magari anche per far conoscere la scienza e il metodo scientifico anche a chi altrimenti non ne avrebbe le opportunità.
Un modello accessibile per campionare le microplastiche
Lo strumento per indagare sulla scena del crimine nei mari è una specie di piccolo catamarano dotato di una rete a 335micron, grandezza che definisce le microplastiche. “Il campionamento si svolge lungo la costa per un tratto di circa 10 min. Viene ripetuto diverse volte e deve rispondere a determinati parametri in cui coinvolgiamo i cittadini, le diverse associazioni e le scuole a partecipare”.
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