La Terra viene chiamata anche pianeta blu, questo perchè il 70% della sua superficie è ricoperta di acqua. Si tratta di un unico grande oceano come ha sottolineato in diverse occasioni Francesca Santoro, senior programme officer per IOC-UNESCO e responsabile a livello mondiale dell’Ocean Literacy per il Decennio delle Scienze del Mare per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite. Un oceano che sta vivendo un riscaldamento crescente dovuto alla crisi climatica.
I dati delle temperatura del 2023 non sono meno preoccupanti e segnalano un’ulteriore crescita che interessa sopratutto l’area che comunemente definiamo del Mediterraneo.
Si tratta di una variazione stimata dagli scienziati che oscilla tra gli 8 (secondo il calcolo NOAA) e i 15 (calcolo di IAP-CAS) ZettaJoule rispetto al 2022 e interessa uno strato compreso tra 0 e 2000 metri di profondità.
1 ZettaJoule equivale al doppio della quantità di energia che alimenta ogni anno l’economia mondiale.
A denunciarlo lo studio New Record Ocean temperatures and related climate indicators in 2023, pubblicato sulla rivista Advances in Atmospheric Science. Con il coordinamento dell’ IAP-CAS, Istituto di fisica dell’atmosfera dell’Accademia Cinese delle Scienze, che ha visto la collaborazione di scienziati da diverse parti del mondo come gli Stati Uniti con il NCEI-NOAA, i Centri nazionali per le informazioni ambientali della National Oceanic and Atmospheric Administration, la Nuova Zelanda, la Francia e l’Italia con la partecipazione dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia INGV con la ricercatrice da Simona Simoncelli e l’Agenzia Nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile l’ENEA con il ricercatore Franco Reseghetti.
Cambia la salinità delle acque
Tra le anomalie spiccano anche le variazioni nelle temperature superficiali dell’oceano. In questo caso oltre al riscaldamento globale alcuni valori considerati come “inaspettati” dagli scienziati sarebbero dovuti alle fluttuazioni termiche a breve termine dell’Oceano Pacifico causati dalla transizione dei fenomeni La Niña e El Niño, a partire da maggio 2023.
Il che comporta variazioni nelle precipitazioni atmosferiche e nell’evaporazione delle acque superficiali che agiscono sulla salinità dell’oceano. Di fatto le aree salate diventano sempre più salate mentre l’acqua dolce perde sempre più salinità. Questa azione va ad per cui le aree salate continuano a divenire sempre più salate e le aree con acqua più dolce continuano a diminuire la loro salinità, con conseguenze dirette sulla vita marina, sulle correnti oceaniche e sulle interazioni con l’atmosfera.
Il ruolo delle acque per la stabilità meteorologica del Pianeta
Le acque del Pianeta assorbono circa il 90% del calore causato dal riscaldamento globale. le acque più calde con bassi livelli di salinità diventano meno dense e tendono a rimanere in superficie perdendo la capacità di trasportare calore, anidride carbonica e ossigeno alle acque più profonde. Questo fenomeno comporta gravi conseguenze per la vita animale e vegetale dell’oceano. Si parla, in questo caso, di acque “stratificate”. Un fenomeno che stando allo studio pubblicato ha visto un ulteriore aumento nell’ultimo anno.
Lo stesso andamento meteorologico mondiale può essere alterato in quanto le acque più calde portano in atmosfera calore e umidità in eccesso fenomeno che rende le tempeste più violente, piogge e venti più forti e maggiori rischi di inondazioni, anche sul territorio italiano.
E’ il Mediterraneo il mare più caldo
Lo studio ha anche evidenziato come sia l’area del Mar Mediterraneo quella più soggetta a scaldarsi più velocemente. Secondo lo studio ha raggiunto il valore termico più elevato dall’inizio delle rilevazioni moderne.
I dati sono il risultato di un’indagine che ha coinvolto Enea e INGV dal 2013 grazie al progetto MACMAP che ha analizzato temperatura delle acque del Mediterraneo, in particolare dei Mari Ligure e Tirreno lungo la tratta Genova-Palermo.
“L’analisi di questi dati di temperatura, nonché di quelli raccolti a 400 metri di profondità dalla boa del CNR-ISMAR nel Canale di Sicilia, indica a partire dal 2013 un chiaro riscaldamento nello strato delle acque comprese tra i 150 e i 450 metri di profondità, estesosi poi alle acque più profonde (fino a 700 metri) e più settentrionali.” Spiega Simona Simoncelli. “In questo caso tra il 2013 e il 2016 il riscaldamento è stato superiore a 0.4 °C, seguito da una leggera diminuzione e da un periodo stazionario. La temperatura delle acque ha ripreso ad aumentare dal 2021, raggiungendo il suo record, per il momento, a settembre 2023”.
I diversi studi dimostrano l’importanza del monitoraggio continuo dell’ambiente, in questo caso delle acque del nostro Pianeta. Come sottolinea anche Franco Reseghetti è questo “l’unico modo per consolidare le conoscenze sull’argomento e migliorare l’affidabilità delle previsioni che al momento non sono accurate quanto necessario e desiderato, anche se si è in presenza di un trend di crescita delle temperature evidente”.
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