finanza sostenibile
Finanza sostenibile

Nel 2019 il 76,44% degli attivi delle banche etiche europee ha riguardato l’erogazione di credito a famiglie e imprese. Per le banche cooperative l’attività di credito ha coperto il 60% delle attività totali. Di contro, gli istituti tradizionali si sono occupati di attività creditizia solo per il 38,7%, concentrandosi su investimenti finanziari, vendita di titoli, acquisto di quote di società.

Il rapporto di fondazione Finanza etica

A riportarlo il quarto Rapporto sulla finanza etica e sostenibile in Europa, pubblicato da fondazione Finanza etica sulla base dell’analisi di 4.500 banche operanti nell’area euro. Lo studio rivela che la crescita delle banche etiche ha dettato un aumento medio annuale del +10,16% per i prestiti e +10,84% per i depositi tra il 2009 e il 2019.

Oggi i fondi di investimento sostenibili, quelli che seguono criteri ambientali, sociali e di governance (Esg) per individuare i titoli su cui investire, sono in Italia circa il 3,3% del totale investito. Quelli etici si muovono su principi ancora più rigorosi in quanto escludono a priori investimenti in settori controversi, come fonti fossili, armamenti, coltivazioni intensive, e scelgono imprese e nazioni seguendo una rigorosa analisi degli impatti sociali e ambientali.

Finanza sostenibile, normativa e input

Una crescita che si muove sull’incertezza: a livello europeo il quadro normativo non ha definito quali settori produttivi potranno essere considerati davvero sostenibili. Un chiarimento dovrebbe arrivare dopo l’estate del 2021. Ad oggi è disponibile il Piano d’azione sulla finanza sostenibile, pubblicato dalla Commissione europea nel 2018, cui ha fatto seguito a marzo 2021 il primo passo dell’Action plan, con l’entrata in vigore del regolamento UE 2019/2088 sull’informativa di sostenibilità dei servizi finanziari (Sustainable finance disclosure regulation – Sfdr).

Questo passo ha stimolato il settore. Il rapporto mostra “che alcune delle principali società di gestione del risparmio con sede in Italia e Spagna sarebbero corse a dichiarare “sostenibili” o “parzialmente sostenibili” una percentuale significativa dei propri fondi, dal 20% al 50%”. I dati della società internazionale indipendente Morningstar rivelano che le nuove regole varate dall’Unione europea hanno fatto raddoppiare le dimensioni del mercato dei fondi che si definiscono sostenibili.

Il peso dei fondi sostenibili sul totale dei fondi gestiti in Europa, in termini di patrimonio, sarebbe pari al 4-5%, 1.332 miliardi di euro, secondo i datiMorningstar, e al 7%-10%, circa 2.500 miliardi di euro, secondo l’European funds and asset management association (Efma), l’associazione europea dei gestori di patrimoni.

Il rapporto si è concentrato sui fondi delle prime tre società di gestione del risparmio italiane: Generali, gruppo Intesa-Sanpaolo e Amundi. Rispetto al 31 dicembre 2020, risultano società petrolifere e produttrici di armi tra i fondi proposti come rispettosi dei criteri Esg.

Violazione diritti umani

Per capire gli effetti della finanza sui diritti umani, la fondazione Finanza Etica ha usato l’indicatore Banks human rights index prodotto insieme a un team di ricercatori dell’università di Pisa ed Etica Sgr. Questo ha rivelato che Standard Chartered Bank, Bnp Paribas, Wells-Fargo, BlackRock e Morgan Stanley sono tra le banche più coinvolte in violazioni dei diritti umani.

Circa 47 banche, pari al 26% del campione analizzato, “sarebbero state coinvolte – in modo diretto o a causa di operazioni commerciali e industriali che hanno finanziato – in almeno un evento di violazione dei diritti umani, per un totale di 180 violazioni nel periodo 2000-2015”, conclude la Fondazione in nota stampa stampa.


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