“Dobbiamo gettare le basi per una società che evolva verso la decarbonizzazione dell’energia secondaria e primaria, un intervento di elettrificazione della mobilità, un massiccio intervento di forestazione e protezione dell’oro blu, l’acqua, e dei nostri bacini idrici”. Il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani intervenuto durante l’evento “Climate Change Mitigation and Health Benefits” il workshop organizzato in partnership da Regno Unito e Italia in preparazione della Cop26, torna a parlare di quanto “cittadini e popoli di un unico continente che da solo è responsabile della produzione di circa il 10% dell’anidride carbonica globale dobbiamo fare lo sforzo di decarbonizzarci il prima possibile e condividere questo sforzo con tutti gli altri Paesi”.
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Come favorire la decarbonizzazione delle economie globali
Il ministro Cingolani ha sottolineato “la forza dei nostri partenariati in ambito internazionale”, un megafono del messaggio di transizione ecologica. “Ci attende un’agenda complessa ma non siamo soli: abbiamo il piacere con gli amici del Regno Unito di coordinare la Cop 26, nonché abbiamo anche la presidenza del G20”. Presto, come già annunciato, saranno destinati fino a 80 miliardi dei fondi europei per la ripresa economica dalla pandemia di Covid-19 alla transizione ecologica. Saranno investiti in “massicce operazioni relative al ciclo dell’acqua, al suolo e all’autosufficienza energetica dell’agricoltura” e per seguire “installare decine di gigawatt di potenza di natura rinnovabile e investire molto su tecnologie connesse all’idrogeno”.
Regno Unito e Italia sono allineati: vogliono rendere il 2021 l’anno dell’ambizione nella lotta ai cambiamenti climatici. L’ultimo anno ha evidenziato quanto il ruolo della scienza a supporto della politica sia fondamentale. Nel corso dell’evento i relatori hanno evidenziato quanto sia altrettanto importante continuare a confrontarsi sulla strada da percorrere per costruire un’economia globale a emissioni zero di carbonio, resiliente e inclusiva.
“Le interconnessioni tra ambiente, clima e salute stanno diventando sempre più complesse, con ricadute e conseguenze che è necessario saper riconoscere ed interpretare correttamente per continuare a garantire il benessere dei cittadini e un ambiente più sicuro e salutare per tutti noi”, ha sottolineato l’ambasciatrice britannica presso la Repubblica italiana Jill Morris.
Morti premature e danni economici
Trattando della responsabilità delle realtà urbane e delle istituzioni, ad ogni livello, in termini di emissioni di CO2, la ministra britannica per il Business, l’Energia e la Crescita sostenibile Anne-Marie Trevelyan ha commentato: “I governi devono dare la priorità alla costruzione di sistemi sanitari resilienti rispetto al clima, per proteggere la salute dei propri cittadini dagli effetti dei cambiamenti climatici evitando l’aumento delle disuguaglianze sanitarie”. “I cambiamenti climatici rappresentano una grande sfida per la salute globale”, ha aggiunto, considerato che dal 2030 al 2050 si stima provocheranno 250mila morti e che avranno un impatto diretto stimato fino a 4 miliardi di euro nei prossimi dieci anni.
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