La cottura di alimenti in acqua contaminata può diventare una fonte di PFAS nella dieta umana

A rivelarlo, un’indagine di Greenpeace Italia e CNR-IRSA.

indagine PFAS e cibi
Foto di Greenpeace Italia/CNR-IRSA

Sono almeno 17mila i siti contaminati da PFAS (composti per -e poli-fluoroalchilici) a livello europeo, Italia compresa. Recentemente, Greenpeace li ha scovati nelle acque destinate al consumo umano in Lombardia. E ora l’organizzazione, che lotta perché l’uso di simili sostanze sia vietato a livello nazionale, svela come la cottura dei cibi in acqua inquinata da PFAS finisca per contaminare anche gli alimenti stessi.

I risultati dell’indagine condotta in laboratorio

Nell’ambito dell’indagine di Greenpeace Italia e CNR-IRSA, i cui risultati sono stati resi noti l’8 novembre, sono state lessate porzioni di pasta, riso, carote, manzo e patate in acqua contaminata da PFAS proveniente dal pozzo di una famiglia di Lonigo, in provincia di Vicenza.

Indagine Greenpeace Italia/CNR-IRSA
Foto di Greenpeace Italia/CNR-IRSA

La ricerca, sebbene abbia riguardato una quantità limitata di campioni e abbia previsto l’uso di acqua particolarmente inquinata, dimostra che, per via dell’evaporazione, la concentrazione di PFAS nell’acqua di cottura cresce all’aumentare del tempo di ebollizione. Un risultato che sfata il mito secondo cui l’ebollizione ridurrebbe la presenza di sostanze inquinanti.

I rischi per la salute umana

“I dati diffusi oggi, sebbene necessitino di ulteriori conferme, indicano chiaramente come la cottura di alimenti in acqua contaminata possa diventare una fonte rilevante di PFAS nella dieta umana”, spiega Sara Valsecchi, ricercatrice del CNR-IRSA.

PFAS
Foto di Greenpeace Italia/CNR-IRSA

“Basta una sola porzione di alimenti cotti in acqua contaminata per apportare una quantità di PFAS decine di volte superiore a quella dei corrispondenti alimenti crudi, contribuendo notevolmente, nel caso oggetto di studio, a superare le soglie di assunzione ritenute sicure per la salute umana”.

L’appello di Greenpeace: “Il governo vieti l’uso dei PFAS”

“Questa ricerca evidenzia che l’esposizione della popolazione ai PFAS è stata finora sottostimata. Per tutelare efficacemente la collettività, oltre a erogare alla popolazione acqua pulita e priva di PFAS, sono necessari provvedimenti non più rinviabili, come il divieto all’uso e alla produzione di queste pericolose sostanze sull’intero territorio nazionale”, conclude Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna inquinamento di Greenpeace Italia.


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