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Alpeggi abbandonati e inquinati sull’Alta via 1 della Valle d’Aosta- Foto di Ivonne Carpinelli

Due giorni fa è stato installato nel rifugio Margherita sul Monte Rosa, il più alto d’Europa con i suoi 4.554 mt di quota, il pannello informativo con i “dieci comandamenti” stilato dal Club alpino italiano. L’iniziativa verrà replicata tra settembre e ottobre nei rifugi alpini e appenninici del Cai per sensibilizzare i frequentatori della montagna. L’urgenza di educare le persone al rispetto della natura e della biodiversità è ormai palese.

CAI PannelloRifugi
Il pannello Cai

Alpeggi inquinati, sentieri abbandonati e rifiuti

In montagna si incontrano tanti alpeggi che versano in stato di abbandono e degrado. Si attraversano sentieri poco o male tracciati, anche per effetto dei disastri provocati dal maltempo. Si trovano – ma spesso è difficile raccoglierli – rifiuti abbandonati di ogni genere: dalle vecchie scarpe alle carte degli snack energetici.

La montagna subisce gli effetti delle attività antropiche: inquinamento dell’aria, perdita di biodiversità e consumo di suolo. Anche se l’intervento più invasivo è rappresentato dalla costruzione di impianti sciistici che modificano marcatamente il paesaggio rendendolo artificioso. E’ ormai conclamato che i rilievi risentono del cambiamento climatico: l’acqua scarseggia e i ghiacci, che rappresentano la storia della montagna, continuano a sciogliersi portando a galla microplastiche, oggetti abbandonati e cadaveri di alpinisti rimasti vittima della propria passione.

L’effetto “spaesamento”

Il fenomeno dello spopolamento è sempre più marcato e si unisce a quello che Filippo di Donato, presidente della Commissione centrale tutela ambiente montano del Cai, definisce di “spaesamento”: “I luoghi si modificano per pressioni antropiche, abusivismo edilizio e costruzione di nuove infrastrutture sul territorio che provocano il mancato riconoscimento del luogo”.

“Stiamo cercando di ripristinare con le nostre poche risorse alcuni percorsi di nostra competenza”, evidenzia Di Donato, soprattutto data la loro importanza di “per interventi di emergenza”. Il Club, infatti, è responsabile di 60.000 km di sentiero in tutta Italia e 7.000 di Sentiero Italia Cai.

Il controllo in alta quota

Con l’assorbimento della Corpo forestale dello Stato nell’Arma dei Carabinieri, spiega Di Donato, l’attività di monitoraggio è divenuta più complessa. A soggetti di natura diversa spetta controllare e, in caso, sanzionare: “Se l’area è protetta bisogna rifarsi all’Ente Parco, se è un sito di interesse comunitario a Rete Natura 2000, ci sono poi i soggetti privati”. Le sanzioni per l’abbandono dei rifiuti variano da pochi a centinaia di euro. “Per i rifiuti ingombranti il discorso è ancora più complesso”. Anche perché possono essere difficili da trasportare in bassa quota.

Per il Cai, ci tiene a precisare Di Donato, è fondamentale informare, educare e formare le persone che vivono la montagna. Nelle scuole promuove la formazione dei docenti e segue cinque progetti con il ministero dell’Ambiente. Il Club favorisce la frequentazione della montagna anche grazie ai soci che in maniera volontaria possono organizzare escursioni favorendo “forti momenti educativi”.

Biomasse e mini idroelettrico

“Oggi il cattivo tempo, la crescita di episodi come frane e smottamenti e l’abbandono, fanno emergere la fragilità dei luoghi”, prosegue Di Donato. La minor tutela e il minor presidio del territorio determinano una “situazione complessa” che avrebbe bisogno di un “quadro di competenze normative più chiaro” a supporto “degli enti parco di stampo regionale che, al posto delle comunità montane, oggi cercano di fare controllo sul territorio”. Sul tema dei tagli controllati al patrimonio boschivo per la produzione di biomasse afferma: “Deve crescere il momento della regola e del controllo. La situazione è complessa”. Nel caso del mini idroelettrico ritiene che si faccia un “uso grossolano di opere che si basano solo su politiche di incentivi”, ci sono “modalità per la produzione di energia alternativa che vanno sostenute ma non esasperate nei luoghi in cui non sono convenienti”.

Anni fa, commenta, c’era “un gruppo parlamentari che si chiamavano ‘Amici della Montagna’. Forse andrebbe ricreato”. Un appello da lanciare al nascente governo per inserire la tutela della montagna nella strategia politica nazionale.

… Non mancano le buone pratiche

Le foto contenute nell’articolo sono state inviate al Cai per segnalare gli episodi di abbandono e degrado.


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