In Europa vengono emessi 326 kg di CO2 per ogni tonnellata di cartone trasformata o prodotta. A dirlo è uno studio realizzato dall’Istituto di ricerca svedese (Rise) in collaborazione con Pro carton, da cui è emerso come l’industria abbia migliorato la propria impronta di carbonio di circa il 9% rispetto all’ultimo rapporto pubblicato nel 2015.
Il metodo
La ricerca ha adottato una metodologia di calcolo dell’impronta di carbonio che valuta tutte le emissioni e gli assorbimenti associati ai prodotti forestali, compresi aspetti specifici della catena del valore dell’industria forestale. La prospettiva è di tipo olistico e copre l’intero ciclo di vita: “tenendo conto sia delle emissioni di gas serra derivanti da fonti fossili non rinnovabili, come il petrolio e il carbone, sia le emissioni biogeniche di gas serra e quelle provenienti da fonti rinnovabili, come piante e alberi, nonché gli assorbimenti e le emissioni direttamente derivanti dal cambiamento della destinazione d’uso del terreno”, come si legge in una nota.
Un approccio olistico
“La nuova metodologia presentata in questo rapporto – commenta in nota Tony Hitchin, Direttore generale di Pro carton – è completa perché riconosce pienamente l’impatto del carbonio durante tutto il ciclo degli imballaggi di cartone, dalla foresta ai cartoni trasformati. Fa parte di un più ampio rapporto sui dati ambientali e queste informazioni saranno messe a disposizione per essere esaminate dagli esperti di LCA. I cartoni sono una delle forme di imballaggio più ecocompatibili e siamo lieti che il nuovo dato sull’impronta di carbonio lo confermi ulteriormente.”
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