antartideLe attività biologiche e lo scioglimento dei ghiacci marini sono la causa dei maggiori cambiamenti acquatici in Antartide. A dimostrarlo l’osservazione delle variazioni dell’acqua di mare grazie ad alcuni indicatori ambientali, organismi marini calcificanti, tra cui briozoi e alghe coralline, che diventano una sorta di sentinella dei cambiamenti climatici. Per la prima volta è possibile descrivere la variazione annuale dei processi fisici, chimici e biologici che avvengono nelle profondità del Mare di Ross, sotto il pack della Baia di Terra Nova.

Il laboratorio nelle profondità dell’Antartide

Attività possibile grazie al laboratorio sottomarino installato a oltre 25 metri di profondità. Questo laboratorio è frutto del progetto Ice ClimaLizers, cui partecipano gli Istituti del Cnr di Scienze marine di Bologna e di Ingegneria del mare di Genova, l’Istituto oceanografico di Sopot (Polonia), l’Università di Portsmouth e il Museo di Storia Naturale di Londra (Regno Unito) e il CNRS (Francia), coordinato dall’Enea durante la 34ma e 35ma spedizione italiana in Antartide, finanziata dal Programma nazionale per la ricerca in Atnatride-Pnra.

“Attraverso il consumo di plancton e la costruzione degli scheletri carbonatici, questi organismi immagazzinano carbonio e ricoprono una funzione strategica, ma ancora poco riconosciuta, per misurare quanto sta avvenendo specialmente nelle aree polari dove i cambiamenti stanno avvenendo molto rapidamente e dove le condizioni ambientali estreme non permettono di acquisire facilmente dati per l’alto rischio di danneggiamento o perdita degli strumenti”, spiega in una nota stampa Chiara Lombardi, ricercatrice Enea del laboratorio Biodiversità e Servizi ecosistemici presso il Centro di Santa Teresa a La Spezia.

La concetrazione di anidride carbonica dalle attività antropiche

I prelievi, come detto, sono stati fatti nella Baia di Terra Nova, che è un sito cruciale: qui si forma la Dense shelf water, la massa di acqua più superficiale in contatto con gli ecosistemi costieri locali che trasferisce ‘le informazioni’ all’Antarctic bottom water. Questa, a sua volta, influenza la circolazione e il nutrimento di tutto l’oceano. Negli ultimi 40 anni, spiega uno studio recente pubblicato su Nature Geoscience, nell’Antarctic Bottom Water l’aumento della concentrazione di anidride carbonica proveniente da attività antropiche è stato determinato dalla variabilità interannuale associata alle variazioni locali delle proprietà chimico-fisiche dell’acqua (temperatura, salinità, ecc.).

I dati su temperatura, PH, ossigeno, salinità e pressione sono stati raccolti in modo continuo e in alta risoluzione per un anno fino a novembre 2019. Sono stati pubblicati sulla rivista internazionale “Minerals”. L’importanza di raccoglierne sempre di più è viva: “Registrare i rapidi cambiamenti in atto, sia in acque polari superficiali che profonde, è essenziale per monitorarne gli effetti sulla biodiversità marina: gli oceani, infatti, assorbono circa il 93% del calore terrestre e il 25% delle concentrazioni di anidride carbonica (CO2) dell’atmosfera e ospitano il più grande ecosistema del pianeta. Dagli oceani dipende la salute di tutta la Terra”, aggiunge Lombardi.


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