Quando fa troppo caldo facciamo fatica a prendere sonno, ci svegliamo più spesso nel corso della notte e al mattino ci sentiamo come se non avessimo riposato affatto. La stessa cosa succede alle piante.
Anche loro, come noi, hanno un proprio “orologio biologico”, che segna il ritmo sonno-veglia e che purtroppo è messo a repentaglio dal riscaldamento globale. Gli effetti del cambiamento climatico sugli ecosistemi sono già noti: dagli uccelli migratori che non riescono a trovare più le rotte, agli animali che si svegliano troppo presto dal letargo. Ma ci sono conseguenze meno visibili e più subdole.
Uno studio pubblicato su bioRxiv, infatti, sostiene che molte piante non riescano più a capire che ore siano. In altre parole, le temperature troppo elevate degli ultimi anni hanno disturbato il loro rimo circadiano.
Cos’è il ritmo circadiano
Con questo termine si indicano i cambiamenti fisiologici che si verificano nel nostro organismo nell’arco delle 24 ore, legati al sorgere e al tramontare del sole. Gli esseri umani, ad esempio, sono più attivi la mattina e in genere raggiungono il picco della forma fisica nel pomeriggio, per poi rallentare alcune funzioni con l’arrivo della sera.
Come cambia la giornata del faggio della Patagonia
Gli scienziati hanno preso ad esame una specie di faggio della Patagonia, Nothofagus pumilio. Questa varietà è abituata a climi molto freddi, e può resistere fino a -30 °C. Il team di ricerca ha quindi provato a esporne alcuni esemplari a temperature più alte rispetto a quelle ideali per loro. La scoperta è che in questo modo la produzione di alcune proteine, che concorrono ad accelerare il metabolismo, viene anticipata nell’arco della giornata. Questo porta l’albero a “svegliarsi” troppo presto, rispetto al normale ciclo solare giornaliero, con gravi conseguenze sul processo di fotosintesi clorofilliana e di riproduzione della pianta.
Secondo New Scientist, il rischio è che temperature disallineate rispetto al normale andamento stagionale compromettano tutto il ciclo vitale dell’albero, che si preparerebbe alla primavera in anticipo. Questo tipo di ricerche, sono quindi fondamentali per “contribuire alla selezione di popolazioni vegetali con maggiore resistenza al riscaldamento globale”.
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