
Il più piccolo buco dell’ozono mai formatosi in Antartide da 35 anni si è chiuso un mese prima di quanto previsto. Lo rivelano i dati riportati l’11 novembre scorso dall’agenzia europea per lo studio dell’atmosfera, il Copernicus atmosphere monitoring service (Cams).
Gli ultimi dati sono incoraggianti…
Due i motivi che hanno limitato l’intensità della distruzione dello strato di ozono nei mesi di settembre e ottobre. In una nota stampa lo scienziato del Cams, Antje Inness, ne spiega uno: “Un improvviso riscaldamento stratosferico in Antartide ha generato un vortice polare meno stabile e più caldo del solito, con conseguente riduzione dell’esaurimento dell’ozono”. Inoltre, nel 2019 il vortice polare è stato insolitamente caldo e debole rispetto alla media e questo ha consentito una miscelazione maggiore con l’aria esterna, ricca di ozono.
…Ma la strada è ancora lunga!
“Le dimensioni eccezionalmente ridotte del buco dell’ozono e la sua rimarginazione in tempi record non si traducono automaticamente in un miglioramento delle condizioni dello strato di ozono – precisa in nota Vincent-Henri Peuch, a capo del Cams – Questi eventi dimostrano semplicemente la grande variabilità dei buchi dell’ozono da un anno all’altro. La guarigione dello strato di ozono richiederà ancora diversi decenni e gli sforzi di monitoraggio internazionale dell’ozono e delle sostanze nocive derivanti dall’attività umana svolgono un ruolo cruciale nel garantire il raggiungimento degli obiettivi”.
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