Il 40 per cento delle piattaforme di ghiaccio dell’Antartide ha subìto una significativa riduzione del proprio volume nell’ultimo quarto di secolo. A rivelarlo è uno studio finanziato dall’Agenzia spaziale europea (European Space Agency, ESA), i cui risultati sono stati pubblicati il 12 ottobre sulla rivista Science Advances.
Le piattaforme di ghiaccio galleggianti, che si formano laddove le calotte glaciali si spingono al di là della costa, giocano un ruolo cruciale nella protezione delle calotte stesse, rallentando il flusso di ghiaccio fuso che finisce nell’oceano.
I danni più gravi si registrano nell’ovest dell’Antartide
I ricercatori, guidati da un team dell’Università di Leeds, hanno scoperto che 71 delle 162 piattaforme presenti nel continente antartico si sono rimpicciolite, rilasciando circa 67mila miliardi di tonnellate di acqua. Il rischio è che questo fenomeno, molto più evidente nella regione occidentale dell’Antartide, possa influire anche sui fattori che regolano la circolazione oceanica.
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“La costa occidentale del continente è esposta a correnti calde, mentre quella orientale è protetta da una fascia di acque più fredde”, spiega Benjamin Davison, dell’Università di Leeds. Questo ha portato la piattaforma di Getz a subire le conseguenze peggiori negli ultimi 25 anni, con una perdita di quasi duemila miliardi di tonnellate di ghiaccio. Analogamente, Pine Island ha perso circa 1.300 miliardi di tonnellate di ghiaccio. Al contrario, la piattaforma di Amery sulla costa est ha guadagnato 1.200 miliardi di tonnellate.
Il ruolo dei satelliti per la tutela del Pianeta
“Come abbiamo visto, quasi la metà delle piattaforme si sta assottigliando, senza mostrare segni di ripresa”, prosegue Davison. Una situazione allarmante, come conferma la collega Anna Hogg: “Molte sono andate incontro a un deterioramento davvero notevole. 48, in particolare, hanno perso più del 30 per cento della loro massa iniziale. Un’ulteriore dimostrazione dell’impatto del riscaldamento globale”.
La loro ricerca si è basata sull’analisi di circa 100mila immagini satellitari. I satelliti come il CryoSat dell’ESA, dotati di radar in grado di captare le immagini anche al buio dell’inverno antartico, sono strumenti fondamentali per studiare le regioni più remote del globo e aiutarci a capire come proteggerle al meglio dai cambiamenti climatici.
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