Ankorgaz, gruppo fondato nel 2011, specializzato in investimenti in infrastrutture nei settori energetici delle bioenergie e dei biocarburanti, rivolge la sua attenzione all’idrogeno decidendo di lanciare ufficialmente Hydro2Move.
A HydroNews, Antonio Barani, ceo di Ankorgaz, dice: “Vogliamo continuare a concentrarci sul mercato della mobilità, che è sempre stato il nostro core-business, prima con la fornitura di gasolio e Gpl, poi di Gnl e ora di biometano, ma abbiamo sentito la necessità di guardare anche al futuro dell’azienda, con l’obiettivo di contribuire, nel nostro piccolo, alla decarbonizzazione della logistica. Un settore che, a livello globale, impatta per il 9% sulle emissioni di CO2”.
Idrogeno verde e mobilità
Barani è consapevole che l’utilizzo dell’idrogeno in ambito mobilità presenta delle problematiche, legate anche al costo dell’idrogeno verde, l’unico che l’azienda prenderà in considerazione, ma si dice fiducioso dato l’appoggio dell’Unione Europea.
La decisione di lanciare Hydro2Move nasce dopo tre anni di attento studio della filiera dell’idrogeno. Stavolta però, cambierà il modello da seguire rispetto al passato: saranno sviluppati due progetti aziendali in un’ottica di ricerca e sviluppo, che anche se non dovessero arrivare alla fase di industrializzazione, saranno comunque utili ad approfondire tutti i problemi attinenti alla filiera.
Ma, come in passato, rimarrà l’intento di individuare giovani società che sviluppino tecnologie innovative per l’utilizzo dell’idrogeno in ambito mobilità e finanziarle, o coadiuvarle con la propria competenza, per farle crescere.
Hydro2Move seguirà direttamente due progetti
Hydro2Move seguirà direttamente due progetti che prevedono rispettivamente: il primo, l’installazione di un impianto di rifornimento di idrogeno a Belgioioso (Pavia), qui la Biomet sta già realizzando una fuel station per il biometano.
Il secondo, consiste nella possibilità di installare un elettrolizzatore presso il proprio centro di trattamento dei rifiuti di San Rocco al Porto (Lodi), che dovrebbe produrre energia rinnovabile da pannelli fotovoltaici che si trovano sul tetto dei capannoni e andrebbe ad utilizzare l’acqua di processo dell’impianto.
“In questo modo”, afferma Barani nell’intervista, “inseriremmo la produzione di idrogeno verde in uno schema di economia circolare, liberando in atmosfera solo l’ossigeno generato dal processo di elettrolisi e utilizzando l’idrogeno per alimentare mezzi a zero emissioni”.
Per ricevere quotidianamente i nostri aggiornamenti su energia e transizione ecologica, basta iscriversi alla nostra newsletter gratuita
e riproduzione totale o parziale in qualunque formato degli articoli presenti sul sito.